Dalla Georeferenziazione al GeoMarketing: suggerimenti per orientarsi con questi strumenti di Marketing Intelligence

Sono passati più di ven’anni dai primi incroci fra dati di marketing e GIS – Geographic Information Systems: da questi primi report nacquero i sistemi di GeoMarketing.
Da qualche anno la segmentazione della clientela può essere effettuata con nuovi strumenti di GeoMarketing. Google Maps, consente gratuitamente agli sviluppatori di web solutions, l’utilizzo dei codici html per l’inserimento delle mappe per la georeferenziazione delle aziende, indirizzi e quant’altro. Oltre a Vale-Net (già da tempo avviata nell’utilizzo di funzionalità di GeoMarketing), imageesistono società specializzate nella fornitura di servizi di GeoMarketing puro (es.: TPS Italia, UbiEst, ecc.) e di servizi di GeoMarketing con declinazione agli itinerari ed al booking turistico (es.: ViaMichelin, Pagine Gialle, ecc.), in piena concorrenza con Google Maps, dispongono di mapper proprietarie unitamente al software di gestione e visualizzazione.
Non esiste attività turistica o esercizio commerciale che non abbia un’inserzione georeferenziata.
La Georeferenziazione, è un report di visualizzazione di dati su mappa geografica. Questa è l’accezione comune per la georeferenziazione. Nel gergo tecnico, per georeferenziazione si intende una procedura che consente di assegnare coordinate standard (es.: via, città, CAP, ecc.) a dei punti/coordinate di un’immagine, con l’ausilio di punti di controllo (GCP – Ground Control Point) di una mappa/carta geografica o di un’immagine strutturata per la georeferenziazione.
Il GeoMarketing però va oltre alla georeferenziazione ed agli aspetti della visibilità delle attività commerciali, Il GeoMarketing può essere definito come “il complesso di applicazioni di marketing condotte su una serie di dati ottenuti partendo da basi geografiche” (S.D.A. Bocconi – Area Marketing), indispensabile, quindi, ad un sistema di CRM Intelligence e di Business Intelligence.

GeoMarketing come supporto alla strategia aziendale

In un’ottica strategica di differenziazione, rispetto alla concorrenza, oltre alle caratteristiche del prodotto/offerta, devono essere tenuti in rilievo le caratteristiche dei clienti/acquirenti:
– Clienti/aziende
– Clienti finali/consumers (diretti o finali delle aziende/clienti)
– Canali di distribuzione
– Posizione geografica (dei Clienti e dei Canali)

Le basi per la segmentazione, soprattutto nel mercato dei Clienti finali/consumers, sono:
– Demografiche (età, sesso, istruzione, reddito, ecc.)
– Psicografiche (classe sociale, stile di vita, ecc.)
– Comportamentali (comportamento e frequenza d’acquisto, vantaggi ricercati, status, bisogni, ecc.)
– Fedeltà alla marca/prodotto
Geografiche

image È chiaro che la posizione geografica dell’acquirente, soprattutto nel mercato fisico (meno per il mercato online), è importante per influenzare soprattutto gli elementi comportamentali e di fedeltà alla marca/prodotto. Nel marketing operativo del mix tra prodotto, prezzo, posizionamento, promozione, è il posizionamento (e la distribuzione, la reperibilità del prodotto) che declina con il dove, con il GeoMarketing.
I dati dell’azienda devono, declinare anche sul dove, con l’ausilio della visualizzazione cartografica (georeferenziazione), ma anche essere confrontati con dati socio economici georeferenziati. Solo in questo caso possiamo dire di avere gli elementi per realizzare attività di analisi di GeoMarketing.
Si stima che circa l’80% dei dati aziendali possono essere georeferenziati, questi sono:
– Clienti, fornitori, partner
– Rete vendita/Rete acquisto (SFA – Sales Force Automation, rete Punti Vendita/Retail, ecc.)
– Quote di mercato (% di vendite distribuite nel territorio dei vari prodotti e/o categorie di prodotto).

I dati aziendali, intesi come interni all’azienda, non sono di per sé sufficienti per poter generare benchmark analitici e/o analisi di mercato (intesa come analisi del mercato aziendale comparata con il mercato di segmento considerato). I dati aziendali devono essere integrati con i seguenti dati aggiuntivi:
– Dati inerenti al mercato di riferimento dell’azienda
– Dati socio economici

Queste due macrocategorie di dati possono essere suddivise in:
– Dati desk, disponibili, facilmente reperibili ed utilizzabili fin da subito
– Dati ad hoc, specifici per le esigenze dell’azienda (rilevabili solamente tramite un’azione di ricerca/rilevamento)

GeoMarketing come supporto all’attività commerciale

image Il GeoMarketing consente alla direzione commerciale di ottimizzare: l’attività della forza vendita, la distribuzione della rete di vendita, i piani logistici, le aree territoriali ove realizzare promozioni o sviluppare azioni di difesa o di conquista del territorio.
Avendo inquadrato l’utilizzo degli strumenti di GeoMarketing in ambito aziendale, rimane ora da riportare alcuni esempi sugli utilizzi del GeoMarketing e della Georeferenziazione.


Esempi di possibili utilizzi delle funzionalità GeoMarketing

  • Analisi di contesto (es.: la definizione del potenziale commerciale e la pressione competitiva nei mercati in cui un’ azienda opera in funzione del proprio sistema di offerta)
  • Analisi di tendenza (es.: analisi predittive sui mercati potenziali, oppure la valutazione delle performance della propria rete commerciale e distributiva in funzione del potenziale espresso dal territorio, oppure consumi medi del prodotto/settore in aree geografiche ancora non coperte, ecc.)
  • imageAnalisi di posizionamento (es.: visualizzazione dei livelli di concentrazione della forza vendita o della distribuzione logistica dei prodotti nel territorio, anche in confronto con la concorrenza, ecc.)
  • Psicodemografia e analisi spettrale dei consumi (es.: per intraprendere azioni per aumentare la fidelizzazione dei propri clienti ed acquisire quote di mercato)
  • Verifica/simulazione di apertura di nuove attività commerciali (es.:. area di gravitazione di un Punti Vendita, oppure la razionalizzazione della rete di vendita ed ottimizzare il presidio commerciale, oppure l’individuazione del dove aprire un nuovo Punti Vendita in funzione della concentrazione del target, attività tipi
    ca svolta dalla GDO – Grande Distribuzione Organizzata, ecc.
  • Organizzazione visite della clientela, in ambito SFA – Sales Force Automation


Esempi di possibili utilizzi in ambito WEB

  • Definizione itinerari e/o percorsi stradali
  • Ricerca di prossimità (es.: quale esercizio/struttura trovo nel raggio di X km?)
  • Ricerca e visualizzazione struttura/esercizio (P.O.I. – Point of Interest) nella mappa e/o nell’area considerata (es.: provincia o selezione mouse)
  • Collocazione della struttura/esercizio rispetto a P.O.I. presenti nel territorio
  • … per non parlare della combinazione GeoMarketing con GPS … in ambito wireless/mobile…


Conclusioni
Paradossalmente con la nascita dell’eCommerce e quindi della a-geograficità e delocalizzazione
potenziale di ogni attività, il geomarketing ha aumentato la propria valenza strategica. Non c’è un portale turistico, per esempio, che non usi dinamicamente un minimo di mappatura del territorio con l’ausilio dei P.O.I. – Point of Interest.
Per il GeoMarketing vale quanto detto in letteratura sul CRM: in sé è uno strumento, occorre una strategia di utilizzo dello strumento in ambito strategico, marketing e commerciale. Utilizzato senza questo contesto ci si limita alla Georeferenziazione ed ai relativi tools grafici, belli da vedere ma alquanto inutili … soprattutto in un contesto di marketing intelligence.

Leonardo Milan

Il Risk Management di un progetto CRM focalizzato sulla gestione dei processi orientati al cliente

Recentemente ho completato l’implementazione di un CRM in un’azienda, con un finanziamento regionale (DOCUP OBIETTIVO 2— Misura 1.5 – BANDO 1210 – ART. 3 Lettera D “Interventi di innovazione e miglioramento di processo e prodotto”). Per motivi di riservatezza non posso pubblicizzare il nome e l’attività specifiche dell’azienda, posso solamente dire che l’azienda interessata era un’azienda di servizi nel terziario avanzato.
Questo progetto dimostra come il CRM possa fungere da allineamento dei processi aziendali che riguardano il cliente con tutti i canali che rappresentano le principali azioni di contatto/relazione con la clientela potenziale ed acquisita.

Fasi di realizzazione

Quali sono state le fasi dell’implementazione progetto “Process & Customer Management”? Di solito, lavorando nei progetti di miglioramento continuo (vedi ISO 900/2000), si attua l’approccio PLAN (obiettivi e pianificazione) – DO (implementazione) – CHECK (verifica dei risultati raggiunti) – ACT (azioni correttive).

Nel progetto “Process & Customer Management”, le fasi sono state le seguenti:
– Fase 1: Proposta e definizione degli obiettivi
– Fase 2a: Analisi processi e attività operative
– Fase 2b: Valutazione e scelta delle alternative
– Fase 3: Installazione e Implementazione
– Fase 4: Ottimizzazione e verifiche

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Il Risk Management per un progetto CRM

In questo articolo mi voglio soffermare sugli aspetti considerati ed approfonditi nella prima fase di Proposta e definizione degli obiettivi. Questo non per un esercizio di stile, ma per fare una cosa che difficilmente si riesce a fare, se non ex post cioè dopo la realizzazione di un progetto:
– la verifica dei rischi previsti
– la verifica della loro reale consistenza
– la messa in atto di un’analisi anticipatoria/predittiva (in grado, cioè di prevedere i problemi e di mettere da subito in atto le azioni correttive/risposte in grado di risolvere o di attenuare l’impatto del rischio/problema individuato)

Riporto qui di seguito la descrizione dei fattori di rischio nel progetto “Process & Customer Management” individuati:

1)   Approvazione (elaborazione iniziale) del progetto
image a)   Esperti non disponibili
•    Difficoltà di recuperare risorse adeguate ed all’altezza dei compiti previsti
•    Poca predisposizione delle risorse al lavoro in team di progetto
b)   Inadeguata definizione del problema/progetto
•    Inadeguato approccio di problem setting: cosa fare?
•    I bisogni sono chiari, per l’azienda, ma la loro definizione varia a seconda dei punti di vista o delle aree funzionali interessate
c)   Assenza di studio di fattibilità
•    Mancanza della definizione dei tempi/costi/qualità (il trade-off che prevede in una diminuzione/aumento dei tempi/costi una diminuzione/aumento della qualità raggiunta e dell’efficacia, quindi)
•    Lo studio di fattibilità consente di verificare ex ante la possibilità di realizzare gli obiettivi in un quadro di risorse date e/o da reperire
•    Per il “Process & Customer Management”, l’azienda aveva previsto la realizzazione del progetto anche in caso di mancato finanziamento pubblico
d)   Obiettivi non chiari
•    Come per lo studio di fattibilità, gli obiettivi non chiari possono compromettere il buon esito delle fasi successive se non l’esito stesso del progetto

2)   Avviamento del progetto
image a)   Leadership e sponsor interno
•    La leadership del consulente (Leonardo Milan)
•    Capacità d’intervento e di decisione dello sponsor interno
b)   Insufficienza pianificazione delle risorse
•    Non adeguata assegnazione delle risorse al progetto
•    Skill inadeguati
c)   Concept iniziale e Approvazione del Progetto
•    Ritardo nella definizione o approvazione
•    Inadeguata definizione del problema
•    Assenza di studio di fattibilità
•    Obiettivi non chiari
d)   Servizi da includere nel CRM
•    Mancanza di una chiara identificazione dei  servizi da includere nel CRM
i)    Specifiche degli applicativi
•    Mancanza o ritardo relativa alle  specifiche delle applicazioni tecnologiche e delle piattaforme da integrare

3)   Pianificazione
•    Assenza di un piano di gestione dei rischi
•    Pianificazione frettolosa
•    Analisi dei requisiti e specifiche d’implementazione inadeguata
•    Mancanza di supporto della direzione/management
•    Inadeguata definizione dei ruoli, delle competenze, delle aree funzionali e di progetto
a)   Piano di progetto
•    Le varie fasi di progetto sono conseguenza l’una dell’altra

image4)   Esecuzione e implementazione
•    Elevata eterogeneità degli applicativi esistenti ed utilizzati per l’implementazione
a)   Ambiente di produzione
•    Risorse inadeguate al problem solving: come fare?
•    Impossibilità o difficoltà di attuare le personalizzazioni richieste
•    Risorse allocate insufficienti e/o inadeguate

5)   Chiusura
•    Difficoltà nell’apprendimento e nell’uso del sistema da parte degli utenti
•    Assenza di Commitment (impegno e attenzione) da parte del management aziendale
•    Assenza di monitoraggio e di adeguati interventi correttivi

 

Quando adottare il Risk Management?

Il grafico sotto riportato evidenzia come sia molto elevato il rischio complessivo nelle fasi iniziali di Approvazione e di Pianificazione del progetto.  image

A una prima interpretazione, sembra che il Risk Management vada adottato nei progetti di una certa entità economica, poiché andrebbe a sottrare risorse alla fase di esecuzione/chiusura del progetto.
Non sono d’accordo con questa impostazione. I rischi ci sono anche in progetti esecutivi, di basso importo economico.
Escludendo la produzione seriale di prodotti (ma, per esempio, quanto costa sbagliare il prototipo di un modello di automobile? Quanto costa introdurre nel mercato prodotti che poi non riscontrano il favore della clientela?…), nel caso di implementazione di applicativi (come il CRM) e nel caso della produzione di siti-portali web, in presenza cioè di variabili prevalentemente intangibili come, per esempio, la coerenza della comunicazione con il brand image (immagine di marca), o di variabili derivate dalla Information Architecture come i requisiti di navigazione, di usabilità, di contesto d’uso, ecc. … siamo proprio sicuri che valga la pena abbassare la guardia sul Risk Management, sulla fattibilità? Credo proprio di no.

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Nel progetto “Process & Customer Management” circa il 30% delle risorse sono state dedicate alle attività di analisi e pianificazione delle prime due fasi. Il risultato è stato ampliamente soddisfacente. L’azienda, dopo l’implementazione del progetto, ora dispone:
– di un check up della situazione iniziale (as-is) e della situazione auspicata e di prospettiva (to-be)
– di una mappa dei processi implementati e da implementare (WorkFlow compresi)
– di una road map che la supporta sugli step di integrazione effettuati e da effettuare
– di strumenti di CRM in grado di svolgere le funzioni richieste con il personale in grado di utilizzarle a pieno
– della definizione analitica degli strumenti/funzionalità e integrazioni con prodotti di terze parti (anche per gli aspetti implementativi non ancora effettuati)

Il tutto è dovuto all’analisi iniziale ed alla metodologia implementativa: piano + working progress (previsione, prassi, evoluzione della prassi e nuova previsione), un mix tra metodo e adattamento adhocratico.

Tutto è bene quello che finisce bene? Le vere difficoltà sono state le criticità previste e impreviste, riscontrate nella fase Esecuzione… ma questo è un altro articolo…

Leonardo Milan

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