Attività di Social Media Marketing. Un confronto tra obiettivi e risultati, non sempre lineare.

Le metriche quantitative non sono esaustive per il Social Media Marketing

Quali sono i parametri per misurare il successo di una campagna sui Social media? Le metriche riguardano il traffico generato, il numero di clic, il coinvolgimento degli utenti, il  numero delle pagine viste, numero delle visite di ritorno e il numero totale delle visite al sito (fonte Social Media Strategy & Monitoring Research, preso dal blog di Mattia Lissi). Le perplessità che suscitano queste metriche derivano, secondo il mio punto di vista, dal vedere al centro il website dell’azienda/brand con i suoi relativi strumenti di Web Analytics (vedi istogramma sotto riportato).

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Altri parametri come la qualità dei commenti, l’engagement, la disponibilità del cliente/utente a generare buzz positivo (leggi: net promoter score), non si evince ancora chiaramente dall’insieme dei numeri:

  • dei fan/followers
  • dei commenti
  • degli utenti registrati/profilati
  • dei likes (Facebook) e/o dei +1 (Google+)
  • delle menzioni del brand (Brand Mentions)
  • degli hashtag su Twitter
  • dei retweets, sempre su Twitter

Occorre, in altri termini, individuare prima gli obiettivi dell’attività sul web e sui Social Media, da questi obiettivi definire gli strumenti/canali e da questi strumenti/canali derivare le KPI – Key Performance Indicator che sono coerenti per ogni canale. E’ chiaro che i parametri maggiormente  misurabili provengono dalla Web Analytics (analisi alla portata di tutte le aziende …).

Obiettivi (marketing) e risultati (metriche)

imageRiporto qui di seguito una bella infografica tratta da Flowtown che confronta le attività e  le potenzialità del Social Media Marketing, abbinato al Mobile marketing e supportato dal tradizionale E-mail Marketing.
Questa indagine, fatta negli USA, tanto per cambiare, rivela che nel 66% dei casi i marketers utilizzano i social media in modo integrato con le campagne DEM – Direct E-mail Marketing. Di questa integrazione è utilizzato nel 91% dei casi, Twitter nell’83,9%.
Per quanto riguardano gli obiettivi (primary goal) delle attività sui Social Media, l’infografica riporta lo strabismi che avevo accennato nella prima parte di questo mio articolo (metriche quantitative e web analytics centriche vs. obiettivi non riducibili ai soli elementi quantitativi e misurabili):

  • Il primary goal (40,6%) dell’azienda è la Brand Awarenes,
    • anche i Social media sono chiamati a rispondere alle domande che si fanno nei marketing plan:” Cosa mi differenzia dai miei competitor?” “Quali sono i miei punti di forza?” e quindi “Cosa e come voglio Comunicarlo?”
  • la metrica più importante (65,5%) è la conversione dei friends/follower in vendite ($)

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(seleziona l’immagine per  ingrandirla)
Questa dicotomia obiettivi/risultati tra Awareness/Vendite è tipica del marketing ed anche il SMM – Social Media Marketing non può sottrarsi, in quanto, rispetto alle tangibili attività della search marketing, nei Social le dimensioni sono più vicine agli aspetti della comunicazione dei valori del brand (e non solo). Nei Social Media conta molto il messaggio (la Content Strategy), l’Identity (vedi anche un mio recente articolo sulla Brand Reputation), la promessa di valore (slogan) e la tagline che ne deriva. Con le persone, nei Social, l’attività di comunicazione deve anche rappresentarsi, deve diventare discorso, conversazione… l’azienda, il brand deve narrarsi. Un percorso pull ben più arduo del posizionamento nella search o del display advertising …Comunque la combinazione SMM+DEM+Mobile proposta dell’infografica è virtuosa.

Obbligo di rettifica. In pericolo il ruolo dei blogger nella Brand Reputation

Leonardo Milan a Ore 12 di Antenna 3Colgo l’occasione della trasmissione televisiva Ore 12 che è andato in diretta il tre ottobre dalle 12.00 alle 13.00 su Antenna 3 NordEst (si vede sul digitale nel 13 in Veneto e nel 611 in Friuli e Trentino, e mentre siamo su SKY – quindi tutta Italia – nel 513), per pubblicare questo articolo con tanto di estratto video (che lusso, stavolta …)
Il tema che è stato scelto da Piergiorgio Palladin, il conduttore della trasmissione, è Web, opportunità, regole. La trasmissione in questa fascia oraria, ha un’audience, in media, di 70-100 mila persone, circa. Abbiamo fatto opera di evangelizzazione, quindi.
Sono stati trattati i contenuti del nuovo decreto sulle intercettazioni e sull’obbligo di rettifica da parte anche dei blog, alle opportunità di lavoro e business, all’impatto che internet sta avendo sulle dinamiche sociali. Il clima e la gestione della trasmissione è stato quello di un confronto aperto e sereno.
Hanno partecipato, oltre a me,  Giuliamaria Dotto, coordinatrice di Digital Accademia, Marco Frison, creatore di www.localitaly.it, Fabio Capraro, avvocato.

Ecco un ritaglio di 8 minuti, ricavato dalla prima parte della trasmissione, durata in tutto un’ora:

Perché occorre sperare che il parlamento modifichi drasticamente il DDL

In merito al decreto sulle intercettazioni (all’art. 1 comma 29) si prevede che … <<Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono>>. In altri termini i “siti informatici”, compresi i blog, quindi, sono equiparati ai “quotidiani e periodici diffusi per via telematica”.
Che cosa accadrà dopo l’approvazione di questo DDL?

  • si scrive, sul proprio sito o blog, qualcosa che non fa piacere alla azienda o alla persona che si sente più o meno coinvolta, offesa o non d’accordo con il contenuto;
  • l’azienda o la persona richiede di rettificare quello che abbiamo scritto, nei modi che più le fanno piacere;
  • il blogger ha due giorni di tempo (48 ore, per la precisione) per pubblicare la rettifica, altrimenti si paga una sanzione pesantissima, intorno ai 12 mila €uro.

Quanti sono i blogger in Italia colpiti da tale provvedimento? Da 1,2 a 1,3 milioni circa, vedi i datti sotto riportati, presi da un’indagine pubblicata in Liquida nel 2010. Tale stima potrebbe estendersi a 5 milioni circa, considerando tutte le pubblicazioni online degli utenti. Se consideriamo i Social Network … oggetto comunque (allo stato delle interpretazioni dell’attuale DDL) del provvedimento, le persone che potrebbero potenzialmente incorrere in tale sanzione potrebbero arrivare a 20 milioni circa, un italiano su tre.

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Capacità di auto-moderazione della rete

La mia opinione su questo decreto è ovviamente molto critica. In questo modo si vanno a colpire le opinioni e recensioni che i blogger postano anche sui brand, ridando alle aziende un potere di interdizione aggiuntivo alle leggi sulla diffamazione attualmente in vigore.
Questo fatto inficia la realtà del web in Italia e la ricerca di verità e veridicità dei contenuti:

  • La rete si comporta come un organismo e genera anticorpi che reagiscono alle intrusioni e alle mistificazioni. Si passa quasi ad un concetto di verità statistica.
    • chi ha esperienza di community e di social network sa benissimo cosa si intende per auto-moderazione, la capacità che ha la rete e la community di utenti di penalizzare reputare sconvenienti i contributi inappropriati
  • Con ciò dovrebbe crescere l’opportunità di un dialogo costruttivo e partecipativo tra consumatori e brand, cosa che invece il DDL penalizza

imageCercare scorciatoie è sempre pericoloso, legiferare a livello nazionale sulla restrizione della libertà di opinione nella rete internet (internazionale), genera più problemi di quanti ne risolve, sempre ammesso che si voglia risolverli, piuttosto che generare un clima di censura preventiva, come a me sembra.
Ogni canale ha sviluppato (e sta sviluppando) delle caratteristiche diverse (se non uniche) che vanno considerate se non si vuole rimanere bidimensionali. Trattare un sito internet, un blog come una testata giornalistica online (come considerare un Social Network come una chat, un canale video come una televisione, ecc.) è una semplificazione comoda e poco lungimirante.

Le due dimensioni della rete: sociale e istituzionale

“Per ogni problema complesso esiste una soluzione semplice, ed è quella sbagliata” Umberto Eco, Il pendolo di Foucault

Dall’avvento del Web 2.0 determinato dagli UGC (User Generated Content) si è formata una:

  • dimensione sociale (e NON istituzionale) (Blog, Social Network, Social Media, ecc.), dove prevale la condivisione e la reciproca influenza delle opinioni
  • diversa dalla dimensione istituzionale, preesistente all’avvento del web 2.0, una dimensione diversa anche nella struttura visiva e dei contenuti, una dimensione formata dai Siti aziendali, dalle testate giornalistiche, dai portali professionali, tematici, ecc. votati al Topic, al posizionamento, alla reputation, quindi
    • è ovvio che tale dimensione istituzionale è convalidata, riprovata, valutata e recensita dalla dimensione sociale
    • è nella dimensione sociale che si muove l’ambito dei blog e dei Social Network

Travolgere la dimensione sociale degli UGC (User Generated Content) nella dimensione istituzionale, come prevede la norma del DDL che considera “… i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica…” rappresenta un rovesciamento di prospettiva che il linguaggio burocratico, trattiene malcelata nella sua ineffabile ignoranza… lasciando solo il sospetto di voler intimidire senza voler governare i processi evolutivi e le dinamiche stesse della nostra società  fluida e sempre più connessa!

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