Workshop: domande sul social business. L’innovazione e’ apertura alla conversazione.

imageIeri si è tenuto il secondo appuntamento formativo in Fineco Innovazione con la collaborazione di SALeF. Rispetto al precedente workshop del 24 maggio “ Marketing e comunicazione d’impresa attraverso il web e i social media”, questa volta abbiamo affrontato il tema dell’innovazione e soprattutto, grazie all’intervento di Fabio Milani i più circoscritti aspetti dell’”Innovazione, Etica, Trasparenza, Ambiente nel social web: le domande della Community alle aziende”.
L’ambiente e l’atmosfera informale ha favorito la partecipazione e, dopo una breve introduzione, la discussione è partita subito con domande che andavano incontro alle esigenze quotidiane delle aziende. L’aspetto di fondo, emerso nel corso di tutto il workshop, riguardava la paura, da parte delle aziende, di non governare il processo, di non saper gestire le nuove sfide che i social media pongono alle aziende. la dimensione culturale, in altri termini.
imageSi fa fatica a innovare, si fa fatica anche ad essere semplicemente presenti online, con i fondamentali a posto. A titolo di esempio, qui di seguito riporto un’indagine (Fonte: Fattore Internet – Boston Consulting Group) da dove emerge che il fatturato delle PMI attive online è cresciuto negli ultimi tre anni, nonostante la crisi! Avere un sito ben posizionato, fare attività nei social media e/o di eCommerce premia. le aziende che non lo fanno, e hanno risultati negativi in termini economici, sono semplicemente inconsapevoli dei vantaggi che perdono nel non fare attività di web marketing. Per quanto riguarda il social web e l’innovazione i dati di fatturato sono meno evidenti, ma riguardano l’esistenza stessa dell’azienda, anche se nel medio e lungo periodo.

Riporto qui di seguito alcuni aspetti che sono emersi nella discussione durante il Workshop sui social media e sul social business e nello scambio di domande e risposte.

I social network e la reputazione dell’azienda

imageDomanda: Se i commenti degli utenti su prodotti o azienda sono negativi ma sono falsi o inesatti ho la possibilità di controbattere affermando competenza e professionalità, ergo trasformiamo la crisi in opportunità?
Risposta: Sì. Sono i commenti negativi e le osservazioni critiche che possono migliorare i prodotti/servizi. In futuro sarà sempre più la reputation aziendale (o dei prodotti e servizi) a dare valore alle relazioni Marketing e Commerciali. Quello che le aziende a volte non capiscono è che non avere commenti equivale a non essere conosciuti, ricevere commenti negativi nei propri canali Social Media (o blog …) è preferibile che ricerverli:
– offline (difficilmente intercettabili)
– online in altri canali non presidiati e/o di difficile rilevazione e monitoraggio

Ascolto del mercato reale e opportunità per l’innovazione aziendale

imageDomanda: Se i commenti degli utenti sono negativi e fondati …  l’azienda ha la possibilità di accogliere ad un costo relativamente basso spunti di miglioramento per produrre innovazione di prodotto e di processo che può svilupparsi in tempi molto più rapidi di quelli consueti (che nascono ad esempio a fronte di onerose indagini di mercato)?

  • Risposta: Questo accade se l’azienda ha avviato dei processi trasversali tra il Marketing, customer service e monitoraggio Social Media (meglio se presidiato da un social media manager). Inoltre l’azienda può avere un ruolo anche attivo di richiesta di feedback e non solo passivo di risposta ai commenti (…)

Sviluppare le competenze interne con le competenze esterne. Come iniziare?

imageDomanda: Il problema non è tanto quello di portare dentro le aziende le competenze che servono a introdurli e a gestirli, bensì portare in azienda una cultura della gestione  di questi strumenti?

  • Risposta: Piuttosto che "portare in azienda una cultura della gestione di questi strumenti", è meglio puntare ad un cambio di mindset, di paradigmi o almeno sviluppare una  cultura manageriale (e di comportamenti) che siano di coerenza e di trasparenza.
    Gli strumenti vengono dopo. Per ottenere un cambio di mindset e di paradigmi occorre un forte commitment da parte del top management. Senza questo non si va da nessuna parte.

Domanda: Occorre identificare bene chi fa cosa, se tra i soggetti abilitati a rispondere ai commenti dell’utente debbano rientrare il marketing o i tecnici e quanto tempo e quali modalità impiegare per creare e moderare le community?

  • Risposta: Inizialmente i soggetti abilitati a rispondere possono essere trattati in modo classico: un problema, una funzione, una posizione lavorativa … ecc. Poi occorre pensare ad una governance e a delle policy che includano più soggetti …
    In merito a "quanto tempo e quali modalità impiegare per creare e moderare le community" occorre che sia un impegno che intrecci la strategia aziendale, per creare una Social Media Strategy e Social Business Strategist… intimamente intrecciate.

La gestione dei processi di business e creazione del valore con i processi di social business

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Fonte: britopian.com
Domanda: Come si possono intrecciare i processi interni di produzione con i processi generati dalle relazioni, dalle conversazioni interne ed esterne all’azienda?.

  • Risposta: Le aziende anche attraverso i software gestionali, gli ERP – Enterprise Resource Planning e con la pianificazione produttiva hanno strutturato i processi formali (molte volte solo a livello manualistico). Sono poche le aziende che hanno strutturato processi di CRM – Customer Relationship Management per la gestione del supporto, dei reclami, ecc..
    I processi di social business sono un’altra cosa. Sono questi processi reali che si intrecciano realmente con le relazioni informali tra le persone, in un ambiente che almeno riconosca queste relazioni basate prevalentemente sul chi-conosce-chi, come uniche leve per evolvere la conoscenza tacita e scambiata tra le persone).
    Il Knowledge Management (chi-conosce-cosa) che passa per la conoscenza esplicita, è un ambito ICT che si estingue con il Document/Content Management (System). Il futuro… sta nel Social Business e nella progressiva rarefazione del diaframma interno/esterno dell’azienda.
    Dal mio punto di vista la consulenza di formazione e l’HR 2.0 è un’ottima base di partenza per oltrepassare la porta del formale (le leggi, le norme, le procedure, le verifiche di conformità, ecc.) al sostanziale che altro non è che l’informale: gli asset del capitale umano e del capitale relazionale dell’azienda, tangibili per il cliente e intangibili per chi fa contabilità (non finanziaria).

Mi rendo conto che nelle quattro ore del workshop sono emersi molti altri aspetti .. ma gli spunti più interessanti mi sembra di averli evidenziati in questo articolo.
Concludo con una grafica che sintetizza le opportunità interne di social innovation per le aziende.

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Prodotti sportivi nell’era digitale, aziende e marketing alle prese con la crisi

Siamo già entrati nell’era post PC e post Digital: ce ne siamo accorti?

Qui di fianco riporto, provocatoriamente, un’immagine e con un’affermazione " che bisogno ha una persona di tenersi un computer in casa…?" della prima era digital (fine anni ’70) e in pre-era PC. Poi sappiamo com’è andata con i personal computer… Lo scettico dei tempi attuali potrebbe dire “Che bisogno ha una persona di portarsi un computer fuori casa?
Ora che il computer ce lo portiamo in tasca con lo smartphone, ora che il digitale è quasi ovunque siamo già entrati nell’era post-PC. Con i tablet, con il mobile siamo nell’era delle App e dei personal device, con il M2M siamo l’internet delle cose, ecc..
Secondo la mia visione, con la crescente socializzazione e la costante connessione, siamo entrati anche nell’era post-digital. Il motivo? Innanzitutto perché il digitale è sempre più un insight degli oggetti e della comunicazione, poi perché il digital si declina e si deve integrare con tutto ciò che non è digitale e con l’offline.
Da tre anni faccio anche progetti e digital strategies evolvendo questo approccio post-digital… registrando consensi anche da chi ha una formazione di marketing tradizionale. I nativi digitali questa integrazione la vivono come un fatto naturale e senza resistenze di tipo culturale….

In media le aziende sono in ritardo di 3-4 anni rispetto all’andamento del web e dell’atteggiamento degli utenti rispetto alla tecnologia. E’ coerente, quindi, che ci siano sempre più convegni e momenti di confronto sui vari aspetti del digital marketing. Veniamo al convegno "Marketing al consumo nell’era digitale" tenutosi dopo un’assemblea di Assosport.

Il convegno "Marketing al consumo nell’era digitale"

Se si voleva avere l’impressione delle difficoltà delle aziende nella crisi dei consumi e nella gestione dei digital soprattutto in una prospettiva dell’aumento del potere che i social media hanno messo in mano ai consumatori, occorreva esserci al convegno del 28 maggio: "Marketing al consumo nell’era digitale" promosso da Assosport, con la la collaborazione di Andrea Vidotti – Ideeuropee.
L’iniziativa è stata ospitata presso la splendida location di H-FARM a Roncade (TV) e con l’occasione ho conosciuto anche i co-fondatori Riccardo Donadon e Maurizio Rossi.
Durante il convegno ho preso alcuni appunti che voglio qui di seguito condividere, perché c’erano seguenti rappresentanti di aziende italiane, di produzione e distribuzione operanti in ambito sportivo, invitati dal coordinatore Enrico Finzi a dibattere in una tavola rotanda su “Marketing al consumo nell’era digitale”:

  • imageEnrico Drago – A. D. Zara Italia
  • Alberto Baldan – A.D. La Rinascente
  • Marco Odolini – A.D. Sportland
  • Andrea Catellacci – Presidente Universo Sport
  • Corrado Raimondi – Direttore Commerciale Adidas Italia
  • Emilio Morabito – Country Manager Amer Sports Italia

Riporto qui di seguito gli appunti con i miei relativi commenti.
Ecco alcuni appunti presi dagli interventi delle aziende prima citate.

Problema del controllo e della titolarità della relazione con l’utente.

image– “Una volta che li abbiamo coinvolti nella nostra fan page su Facebook, dobbiamo riportarli nel nostro sito. Stiamo perdendo consenso. Dobbiamo riprenderci il controllo soprattutto dei dati” … “il problema è la conversione, i social devono diventare uno strumento di conversione: devono poter  spingere l’utente ad andare poi nel negozio, a comprare…”
– Sono affermazioni che tradiscono una certa nostalgia 1.0, quando cioè l’azienda poteva pianificare nei media, puntare sulla brand awareness (conoscenza della marca), con tutte le rassicuranti metriche di costo a contatto che incrementava le vendite.

eCommerce e investimenti sulla visibilità… per competere nel mercato globale

image– L’eCommerce insieme ai Social Media, sono stati gli argomenti più ricorrenti nei vari interventi. La prospettiva in cui si muovono gli articoli sportivi, infatti, prevede che la vendita online raggiungerà nel giro di pochi anni il 25% del mercato. Questa prospettiva non preoccupa i produttori, i brand, ma i rivenditori, retail. L’eCommerce insieme alla diffusione dei negozi mono-marca rappresentano una prospettiva che andrà a erodere progressivamente i rivenditori.
– La criticità maggiore è stata focalizzata nella vendita online da parte del rivenditore multi-brand.
– Internet è un luogo di decisione di acquisto e le attività di Search Engine Marketing sono quelle più affidabili, visto il costo delle attività SEO – Search Engine Optimization e SEM – Search Engine Marketing si evidenzia il fatto che “la rete non è più democratica: occorre pagare per essere visibili”, un piccolo brand ha difficoltà ad emergere, quindi.
– La visibilità comprata attraverso SEO e SEM riduce il problema del frazionamento: per esempio su YouTube ci sono milioni di video ed i brand hanno difficoltà ad emergere, ad essere visti … a di ventare virali, dunque…

La rete, le aziende ed i Social Network

image– Gli interventi più accesi erano però sempre più sui Social Network che su altri aspetti del marketing digitale. La parola chiave utilizzata è stata Integrazione dei Social Network con il resto del marketing aziendale (come volevasi dimostrare…).
– Opportunità da cogliere nei Social Network: la rete democratizza e consente ai piccoli/medi di emergere a livello globale.
– La sfida di internet è una sfida globale, ma “nessun produttore word brand lo è diventato tramite internet”. Anche questa affermazione non ha generato una levata di scudi.
– Enrico Drago, A.D. di Zara, un approccio molto fluido con il digital e con i Social Network: il passaparola è sempre esistito ed i social network sono il passaparola che diventa pubblico.  I Social Media ci spingono a fare meglio, ci spingono a innovare, continuamente.

Prodotti: eccesso di offerta, crisi e opportunità

image– “I Social Network sono una moda”. Questa affermazione è passata tra i relatori senza levate di scudi …
– L’offerta di prodotti super la domanda, ci saranno forti ristrutturazioni ed aziende che chiuderanno nel prossimo futuro.
– Il digital e la rete dev’essere utilizzata anche per la comunicazione interna, per migliorare il rapporto con il fornitori e produttori, per la gestione degli ordine … non solo per vendere online.
– Per il retail la sfida è la competizione con gli store delle marche, i mono-brand. Il multi brand devono organizzare eventi dentro i punti vendita, essere flessibili, puntare di più sul servizio al cliente dentro il negozio: abbiamo perso la professionalità della vendita. Far capire al cliente che cosa vuole
image– Presidiare o no il retail? Il multi marca è destinato a ridursi. Occorre essere multi modello. Forti sprechi per provare nuovi modelli. Scelte difficili nel caso in cui ci dono poche risorse.
– Ci vuole innovazione, niente nostalgia. Della nuova fase non sappiamo come e se finirà la crisi. Non è un ciclo. O un’azienda ha la massa critica per presidiare tutto il ciclo produttivo, tutta la filiera distributiva oi va in crisi.
– il mondo del lusso sta andando in questo senso: stanno aprendo negozi e gestendo direttamente il cliente … avendo in mano tutta la filiera produttiva.