La Wish List (lista dei desideri) di un manager, qualche idea.

“… il bene, non designa ciò che è m oralmente ordinato, ma ciò che è vale nte, ciò che realizza ed è in grado di realizzare quanto compete…
Così l
’essere stesso, non in generale, ma in quanto idea, viene a collocarsi di fronte ad un <altro>, a qualcosa cui esso, l’essere, rimane rimandato.
L’idea più alta è il prototipo dei modelli… L’essere vero e proprio è l’idea” (Martin Heidegger).

Ieri sera un mio amico mi ha chiesto che lavoro faccio. Una volta ottenuta la risposta, a bruciapelo, mi ha chiesto che cosa  mi pi acerebbe fare. “quello che faccio”, ho risposto d’impulso.

Sollecitato dalla domanda “che cosa vorresti fare?”, provo ad articolare meglio la risposta, come se fosse la Wish List (lista dei desideri) di un manager…

ESSERE (e saper volere):

  • Partecipare allo sviluppo di un network aziendale, ricoprendo ruoli di project manager, di web management e di web marketing (q uello che sto già facendo).
  • A tal fine l’attività di consulenza (anche a supporto dell’impatto tecnologico e dell’integrazione delle attività di e-commerce e di e-business nelle a ziende) e di key manager per i clienti strategici, sarebbe una conseguenza della volontà di partecipazione sopra delineata.
  • L’essere manager (e anche intraprenditore), si dispiega nelle seguenti quattro possibilità di esser-ci.

DIVENIRE (e saper evolvere):

  • Ottenere una valorizzazione delle mie potenzialità professionali e consuenziali.
    Poter avviare una collaborazione con uno o più studi professionali di consulenza aziendale, anche al fine di creare referenze, networking e nuovi clienti.
  • Partecipare alla crescita del network aziendale come responsabile di un nodo (del network/rete), presidiante la gestione di team di sviluppo, dotati di spirito innovativo (… e pionieristico),

APPARIRE (e saper rappresentare):

  • Concorrere alla definizione dei processi e del  marketing mix dei nuovi prodotti/servizi, in modo che il valore erogato dai prodotti/servizi sia il più vicina possibile al valore percepito dai clienti del network aziendale con il quale collaboro.
  • Contribuire al (costante) miglioramento del profilo dell’immagine aziendale (marca e brend) del network aziendale.
  • Intervenire nei momenti relazionali, nei gruppi di discussione e nelle corrispondenze che possano referenziare il network aziendale.

PENSARE (e saper essere):

  • Partecipare allo sviluppo e stesura di progetti, proposte, ecc.
  • Mettere a disposizione i know how acquisito e le capacità di trovare (tentativamente) delle soluzioni ai problemi delle aziende clienti.
  • Per quanto riguarda l’esperienza, nell’Information tecnology, vale la seguente massima di Confucio:
    • L’esperienza è come una lanterna agganciata sulla schiena che illumina solo il cammino già fatto”.

DOVERE (e saper fare):

  • Collaborare proattivamente per il raggiungimento degli obiettivi prefissati e concordati
  • Rispettare i vincoli e le condizioni aziendali che si verranno a determinare (senza limitazioni per la creatività, però)
  • Privilegiare gli obiettivi e le esigenze aziendali, rispetto alla cura dei propri tornaconti personali (…)

AVERE (e saper valere):

  • Anche se non sempre in contrapposizione con l’”essere” anche l’avere ha la sua importanza.
  • Il giusto riconoscimento di ruolo professionale
  • Un adeguato compenso economico proporzionato:
    • agli obiettivi previsti e concordati
    • al valore aggiunto apportato
    • alla qualità derivata
  • A tal fine tale “valore” deve:
    • Essere rilevato e conosciuto
    • Essere riconosciuto e corrisposto… adeguatamente
Fare Community, vantaggi e caratteristiche

I vantaggi di una community online

a) Vantaggi economici

Le virtual community, generano vantaggi economici tra i quali costruire fedeltà e impegno da parte di consumatori, fornitori e altri business partners, promuovere l’innovazione attraverso una migliore condivisione di best practices ed altre informazioni, generare possibilità e crescita di guadagni attraverso vendite più alte o commissioni di transazione, dare una opportunità di insight sulle opinioni ed esperienze dei clienti o dei partners.

b) Possibilità di interagire con la propria clientela

Le comunità virtuali offrono la possibilità di interagire con la propria clientela in modo personalizzato e aiutano i venditori a comprendere i propri clienti e dimostrare loro la propria attenzione.

c) Fidelizzazione

Se si intende per “fedeltà” di marca l’acquisto ripetuto, le VC offrono uno spazio ove essa può essere alimentata e rafforzata dalla relazione che si viene ad instaurare tra venditore e cliente e tra clienti stessi.

Cercando di rendere la relazione con il cliente più stretta, e rafforzando il senso di identificazione che esso avrà con i membri della comunità che condividono i suoi stessi interessi ed esperienze riguardo a determinati prodotti, si amplificherà anche la forza della marca.

Il valore “marca” non è costituito solo dalla comunicazione, ma da tutte le relazioni fra chi vende un prodotto o un servizio e i suoi clienti, cominciando dalla qualità del bene offerto o del servizio che lo accompagna. Quindi è importante che venga rispettata la condizione di base necessaria a costituire questi tipi di relazioni, cioè la fiducia. E le comunità virtuali sono costruite su relazioni stabili e durature che si basano sulla fiducia e la partecipazione emotiva dei membri, e quindi ambienti ottimi per il rafforzamento della marca.

d) Rapporto con il brand

Il consumatore, una volta che ha acquisito la consapevolezza di far parte di un gruppo di individui che condividono gli stessi interessi e le stesse abitudini di acquisto, comincia a sentire “L’appartenenza alla comunità”, e di conseguenza, il legame con la marca, cui è indiscindibilmente legata, facendole proprie, sentendole come qualcosa che ha contribuito a fa crescere con i propri interventi e le proprie critiche e che, come tale, non può tradire.

In una comunità virtuale le risorse distintive dell’azienda e le caratteristiche del target si incontrano e si fondono in una unità di interessi che, se basata su un rapporto di fiducia, può portare anche a notevoli risultati in termini di branding.

e) Maggiori acquisti (anche online)

In uno studio effettuato da Jupiter Media Metrix è stato dimostrato che, in siti commerciali di vendita on-line ove la percentuale dei visitatori che utilizzano strumenti di community è bassa rispetto al totale, la percentuale relativa agli acquisti effettuati da community member è più alta (un terzo dei visitatori utilizza la community ma effettua due terzi delle vendite).

Inoltre, coloro che utilizzano strumenti di interazione visitano più spesso il sito (nove volte più spesso di chi non lo fa), sono fedeli e compiono il doppio di acquisti; anche coloro che leggono i contenuti ma non partecipano alla comunità sono più frequenti per numero di visite ed acquisti.

Caratteristiche fondamentali di una community.

a) Caratteristiche

  • Essere relativa ad interessi per i quali una Community reale non è praticabile (per scarsità degli individui)
  • Essere moderata e molto ‘densa’ di cose che altrove non ci sono.
  • Distinguere tra community e brand community

La confusione che ha portato molti decisori a credere (sperare?) che il brand bastasse a creare community vere (cioe’ popolate da esseri umani interessati all’interazione regolare) e’ stata probabilmente ispirata ad arte dai soliti furbi mordi e fuggi, piu’ interessati a farsi strapagare al momento che a creare operazioni di successo.

I poteri taumaturgici attribuiti alle community prescindono completamente dalla loro conoscenza: dopo sei anni di facciate ho capito che la maggior parte dei clienti, quando mi chiedono “una community”, in realta’ parlano di raccogliere intorno a un sito (o quel che e’) un discreto numero di visitatori regolari con un certo tasso di affinita’ di interessi e valori.

Non a caso, lo strumento preferito e’ la newsletter (che con la community c’entra assai pochino, non essendoci interazione tra pari). Per proteggere il mio orgoglio professionale ho iniziato a definirle community latenti 🙂

Nei pochi casi in cui un soggetto riesce a creare una vera community, i risultati ci sono, e sono notevoli: il fatto che farlo sia molto difficile non nega che, in caso di successo, i risultati premiano lo sforzo.

Per avere successo e’ bene definire delle policy chiare e ben accette alla maggior parte dei partecipanti, il che, in alcuni casi, deve anche significare liberta’ assoluta, soprattutto quando la moderazione si applica ai giudizi negativi o al suggerimento di prodotti della concorrenza.

Technorati tags: