In questo articolo ho affrontato il tema dell’impatto dell’Intelligenza Artificiale generativa che ha e che avrà sempre di più nel coaching sviluppando questi argomenti (che a loro volta potevano diventare altrettanti articoli:
Il possibile sviluppo futuro dell’offerta di coaching
La competenza del “pensiero critico”
La commoditizzazione dei servizi di coaching
Una sintesi del possibile impatto sulla professione del “Coach”
Aree per l’Integrazione dell’IA vs. Necessità Umana nel Coaching
Parto subito con una risposta provocatoria alla domanda “Le App dell’Intelligenza Artificiale generativa sostituiranno i coach?
Le App dell’Intelligenza Artificiale generativa non sostituiranno i “coach” ma sostituiranno (o surrogheranno) una (buona) parte del “coaching“!
Se questa affermazione non ti basta e vuoi saperne di più prosegui con la lettura dell’articolo.
Il possibile sviluppo futuro dell’offerta di coaching
La mia esperienza personale nell’integrare l’intelligenza artificiale nel coaching ha aperto nuove prospettive sul potenziale di questa tecnologia nel potenziare il processo di coaching. Trasferendo il mio know-how sul “processo-contenuto” a ChatGPT 4 attraverso prompt sempre più complessi, ho sperimentato direttamente le opportunità che l’IA- Intelligenza Artificiale può dare ad un coach:
Può servire efficacemente in modalità Copilot, supportando attività di coaching e simulando sessioni specifiche per vari bisogni, inclusi il Business Coaching e il Career Coaching.
La recente possibilità di personalizzare GPT (applicazioni GPT) e poi di pubblicarle nel GPT Store, il negozio virtuale per personalizzare ChatGPT aumenta questa possibilità: vedi l’applicazione GPT “Professional Coach” creata da WikiCoaching.
Questa innovazione si estende alla creazione di strumenti come il “Piano di Sviluppo del Progetto di Carriera” e il “Personal Branding Canvas”, dimostrando la capacità dell’IA di adattarsi e contribuire significativamente al processo di coaching.
Lo sviluppo futuro dell’offerta di coaching si potrebbe quindi articolare in diverse possibili offerte tra le quali:
Exclusive: Servizi creativi e ibridi che forniscono un’esperienza unica, potenziata dall’IA in modalità Copilot e da tecnologie innovative. Servizi ancora futuribili ma ormai si intravedono nel campo delle possibilità.
Premium: Coaching erogato da esperti dotati di significativa esperienza aziendale, personalizzazione e allineamento con gli obiettivi di sviluppo e di business, arricchito dall’IA a supporto delle sessioni, dei feedback, del follow-up e degli eventuali assessment.
Blended: Servizi di coaching combinati con altri servizi di formazione, training, facilitazione, consulenza HR, consulenza agile e di business, ecc. erogati sia in presenza che da remoto.
Cyber: Offerte economiche basate esclusivamente sulle App dell’Intelligenza Artificiale generativa, senza necessariamente richiedere l’interazione diretta con un coach, e potenzialmente arricchite dall’uso di wearable (indossabile, l’iWatch della Apple è un esempio significativo anche se ancora embrionale di queste applicazioni, provare per credere).
Ecco alcuni motivi per cui il coaching del coach in modalità “Exclusive” e “Premium” rimarrà insostituibile:
Presenza e sviluppo di relazioni: La migliore competenza di un coach è determinata dalla presenza: la capacità del coach di essere pienamente consapevole e presente con il cliente, impiegando uno stile aperto, flessibile, radicato e fiducioso per dare spazio al cliente. Questa presenza è in sé abilitante: per le relazioni di fiducia e per la creazione dello spazio di rispetto con i clienti, creando un ambiente sicuro e di supporto per la sua crescita personale e professionale.
Comprensione empatica: La connessione empatica e la capacità di ascolto (… e di ascoltarsi: la migliore pratica in questo senso è rappresentata dal Focusing), genera fiducia nel cliente. I coach possono connettersi con le emozioni e comprendere le motivazioni dei clienti andando oltre le parole e gli aspetti cognitivi (unica area invece in cui possono intervenire le App dell’IA) fornendo loro un supporto personalizzato e adattato alle loro esigenze individuali (per un approfondimento vedi anche i centri: razionale, emotivo e istintivo dell’Enneagramma, del mBIT’ – multiple Brain Integration Techniques, ecc.)
Feedback: I coach possono fornire feedback intuitivi (coach possono utilizzare la loro creatività e intuito per aiutare i clienti a trovare soluzioni innovative ai loro problemi in un processo co-creativo), aiutandoli a migliorare le loro prestazioni e raggiungere i loro obiettivi. Ad esempio anche una pausa, un silenzio, una semplice ripetizione di una domanda può aprire un mondo inesplorato al cliente.
Altri motivi per cui anche il coaching del coach in modalità “Blended” rimarrà difficilmente sostituibile:
LeApp dell’Intelligenza Artificiale generativa specializzate in coaching sono ancora molto distanti da un’AGI – Intelligenza Artificiale Generale: un’intelligenza artificiale che può risolvere problemi in vari domini, come un essere umano, senza intervento manuale. Invece di limitarsi a un ambito specifico, l’AGI può imparare da sola e risolvere problemi per i quali non è mai stata addestrata. Le previsioni sulla creazione dell’AGI – Intelligenza Artificiale Generale vanno dai cinque a oltre i dieci anni. In ogni caso (credo, spero) questa AGI avrà un’intelligenza razionale/cognitiva e non emotiva e istintiva come sopra accennato. Oltre a questo i limiti dell’attuale App-IA risiedono quindi nella loro specializzazione derivata da un pre-addestramento.
L’approccio “Blended” che può abbinare, se utile e necessario, il coaching del coach ad attività di formazione, training, facilitazione, consulenza HR, consulenza agile, di business, ecc. diventa un forte antidoto, una capacità di switch che le App-IA specializzate non hanno.
Anzi con L’approccio “Blended” potrebbe essere lo stesso coach a servirsi delle App-IA generative, come vedremo nella conclusione.
In ogni caso la transizione verso questi nuovi modelli di coaching evidenzia una progressiva estinzione del coaching basic (attuato da coach in modo standard con modelli preconfezionati e applicati in modo prevalentemente indifferenziato), facendo emergere un paradigma in cui il supporto dell’IA per i servizi di coaching “Exclusive”, “Premium” e “Blended” diventa indispensabile. La combinazione della capacità creativa del coach con quella generativa dell’IA, guidata dal coach stesso, supera le capacità delle attuali applicazioni di IA in modalità Cyber. Questo sarà un vantaggio che potrebbe perdurare anche con l’avvento dell’AGI, abbiamo visto.
L’accelerazione anticipata dalle App-IA generative e dal relativo cambiamento tecnologico potrebbe paradossalmente rafforzare la domanda di coaching?
Le App-IA generative potrebbero allargare l’attuale platea dei clienti di coaching. Man mano che individui e organizzazioni navigano questi cambiamenti, infatti, la necessità di orientamento, sviluppo personale e strategie di adattamento probabilmente aumenterà. La professione di coaching potrebbe vedere un’espansione, servendo come un ponte critico per aiutare le persone ad allinearsi e sfruttare questi rapidi cambiamenti.
La competenza del “pensiero critico”
I coach si evolvono nei servizi uguali o simili a quelli rappresentati come “Exclusive”, “Premium” e “Blended”, dovrebbero quindi concentrarsi sull’Intelligenza Emotiva e soprattutto sullo sviluppo della fondamentale competenza del pensiero critico.
La competenza del pensiero critico riveste un ruolo cruciale sia per il coach che per il cliente nel contesto del coaching,
specialmente in un approccio “Blended” che integra vari elementi come formazione, consulenza e tecnologia, incluso l’uso di App-IA generative. In particolare:
Soluzione di Problemi Complessi: Il pensiero critico abilita il coach a navigare attraverso problemi complessi e multifaccettati, permettendo una comprensione più profonda delle sfide uniche che il cliente sta affrontando. Questo facilita l’ideazione di soluzioni innovative e personalizzate che trascendono le risposte standardizzate offerte dalle App-IA e la capacità di saper sfruttare questi strumenti per simulare scenari decisionali, usando il pensiero critico per valutare i rischi, i benefici e le potenziali conseguenze di varie opzioni.
Valutazione degli output dell’IA e Decision Making: Nell’era dell’Intelligenza Artificiale, le persone sono sovraccaricati da dati e insight e si sentono minacciate (quando sono consapevoli) dalle possibilità di sostituzione derivante da: Automazione + IA. Il pensiero critico consente di valutare l’affidabilità e la rilevanza delle informazioni e dagli output dell’IA, riuscendo in questo modo a utilizzare l’IA in modalità copilot (almeno fino a che non arriva la suddetta AGI.
Adattamento e Innovazione: Mentre le App-IA possono offrire supporto basato su dati preesistenti, solo attraverso il pensiero critico i coach possono adattarsi e innovare in tempo reale, personalizzando l’approccio a seconda delle mutevoli esigenze del cliente e integrando nuove tecniche o tecnologie quando necessario.
La commoditizzazione dei servizi di coaching
La commoditizzazione avviene quando “le caratteristiche distintive di un prodotto o servizio diventano meno importanti per i consumatori, che si concentrano maggiormente sul prezzo”.
Ecco alcuni fattori (oltre alla sempre maggiore offerta di coaching rispetto alla domanda…) che possono contribuire allaminaccia di una ulteriore spinta dell’IA e della tecnologia alla commoditizzazione dei servizi di coaching:
Globalizzazione: La concorrenza globale delle App dell’Intelligenza Artificiale generativa può portare a un calo dei prezzi e spingendo verso una riduzione dei prezzi e rendendo più difficile per i coach distinguersi esclusivamente sulla base del costo: i coach potrebbero trovarsi a competere su prezzi sempre più bassi, compromettendo la percezione del valore e la sostenibilità delle loro pratiche
Tecnologia: L’innovazione tecnologica delle App dell’Intelligenza Artificiale generativa aumenta esponenzialmente l’accessibilità ai servizi di coaching rendendoli più comparabili e costringendo i coach a cercare efficienze operative o a diversificare i loro servizi.
Standardizzazione: Quando le metodologie di coaching diventano standardizzate dalle App dell’Intelligenza Artificiale generativa, i clienti potrebbero avere difficoltà a percepire il valore aggiunto del coach rispetto ad un coaching diffuso, standardizzato oltre che accessibile.
Dematerializzazione: L’accessibilità di strumenti e risorse online potrebbe diminuire l’importanza percepita del tocco umano e della personalizzazione che un coach professionista porta.
Una sintesi del possibile impatto sulla professione del “Coach”
Pro:
L’integrazione dell’IA nel coaching promette di rivoluzionare la professione, ampliando le possibilità di personalizzazione, efficienza e accessibilità dei servizi. L’integrazione dell’IA nel coaching presenta un insieme misto di potenzialità. L’adozione dell’IA nel coaching offre numerosi vantaggi, inclusa la capacità di gestire grandi volumi di dati e fornire insight basati sull’analisi. Aspetto che potrebbe essere utilizzato anche dai produttori di Assessment.
L’IA potrebbe semplificare i compiti amministrativi, migliorare l’allocazione delle risorse e fornire intuizioni basate sui dati, rendendo il coaching più efficiente e accessibile. E’ quindi fondamentale riconoscere e affrontare le limitazioni dell’IA, specialmente nel replicare la complessità delle interazioni umane e nella gestione delle dinamiche emotive e relazionali.
Contro:
Rischio di commoditizzazione: L’accessibilità e la standardizzazione dei servizi di coaching potenziati dall’IA potrebbero ridurre la percezione del valore aggiunto unico offerto dai coach, minacciando di commoditizzare la professione. Probabile surclassamento del coaching tradizionale odi basso livello, come abbiamo visto prima.
Spersonalizzazione del Coaching: Il rischio che i clienti App dell’Intelligenza Artificiale generativa sentano sempre meno l’esigenza dell’engagement e della connessione personale nelle sessioni di coaching è un pericolo, poiché le relazioni di fiducia e il supporto personalizzato sono al cuore dell’efficacia del coaching del coach.
Il rischio che i clienti App dell’Intelligenza Artificiale generativa sentano sempre meno l’esigenza dell’intelligenza emotiva, dell’empatia e la comprensione sfumata che i coach offrono pone un notevole inconveniente. Il rischio conseguente di depersonalizzazione e riduzione dell’engagement emotivo come nelle sessioni di coaching è una preoccupazione legittima.
Aree per l’Integrazione dell’IA vs. Necessità Umana nel Coaching
Riprendo il tema da un interessante articolo di Giovanna Giuffredi “Le macchine sostituiranno i coach?” che a sua volta riprendeva una survey promossa da Coaching Time. C’è un consenso tra i punti di vista dell’articolo che l’IA potrebbe servire bene nel gestire gli aspetti burocratici del coaching, come la programmazione, il monitoraggio dei progressi e anche certi compiti analitici. Eppure, quando si tratta delle dimensioni esplorative, emotive e profondamente personali del coaching, l’elemento umano è insostituibile.
L’essenza del coaching risiede nell’abilità umana unica di connettersi, empatizzare e adattarsi ai paesaggi emotivi sfumati degli individui, cosa che l’IA è ben lontana dal replicare.
Riflessioni finali
Riflettendo sull’articolo e sul discorso più ampio, è evidente che un approccio equilibrato è cruciale. Abbracciare l’IA per i suoi punti di forza, in particolare nel gestire aspetti logistici e basati sui dati del coaching, può liberare i coach a concentrarsi di più sul nucleo del loro lavoro: favorire la crescita emotiva, la resilienza e la trasformazione personale.
L’integrazione dell’IA nel coaching potrebbe non è una questione di sostituzione, ma di potenziamento.
Il futuro del coaching potrebbe ben includere una relazione simbiotica tra coach e strumenti IA, ciascuno sfruttando i propri punti di forza per facilitare esperienze di coaching più complete, accessibili ed efficienti. La sfida sta nel navigare questa integrazione senza perdere di vista l’essenza profondamente umana del coaching.
Concordo quindi con l’affermazione finale di Giovanna Giuffredi “Le macchine le governiamo noi umani, con il giusto equilibrio e armonia i coach riusciranno a servirsi della tecnologia per soddisfare i loro clienti“. La mia esperienza e la visione futura del coaching delineata evidenziano il potenziale dell’IA nel trasformare e potenziare la professione del coaching. Man mano che esploriamo questa nuova frontiera, è cruciale navigare con cura tra le opportunità offerte dalla tecnologia e il valore inestimabile dell’elemento della presenza umana nel coaching.
Nel corso della nostra vita, siamo spesso immersi in uno stato di sonno della coscienza, in cui la nostra osservazione e la consapevolezza sono ridotte al minimo. Tuttavia, è possibile distinguere almeno cinque diversi livelli di osservazione, ognuno associato a un corrispondente livello di consapevolezza e lucidità. In questo articolo, esploreremo questi livelli e l’importanza di risvegliare la consapevolezza per superare il sonno della coscienza.
La Curva dell’attenzione
Il tema di solito è affrontato come “curva dell’attenzione” (vedi immagine riportata qui a destra), legandola al tempo: + tempo = – attenzione (dopo un X tempo di solito meno di 10 minuti).
L’apprendimento e la memorizzazione di nuove informazioni e nozioni, sono processi che non sono brevi e possono anche essere fastidiosi quando ad esempio non adeguatamente supportati da motivazioni intrinseche, cioè un dinamismo interno all’individuo basato su determinati bisogni, che solletica positivamente i comportamenti personali e sociali e fa vivere, di conseguenza, stati emotivi che rispondono a bisogni tipici dell’essere umano, come la curiosità, la serenità, l’interesse. La “capacità attentiva” o anche “curva dell’attenzione” si comporta in questo modo perché l’attenzione è un fenomeno complesso, costituito da un insieme di processi neuropsicologici, tra i quali rientrano i fenomeni di:
Arousal: la preparazione fisiologica a ricevere stimoli dall’ambiente esterno
Attenzione sostenuta: la capacità di tenere alto il livello di concentrazione per un lungo periodo
Attenzione selettiva bottom-up: un fenomeno che si verifica quando alcuni input ambientali catturano la nostra attenzione indipendentemente dalla nostra volontà
Attenzione selettiva top-down: la capacità di selezionare determinati input per poterli elaborare in maniera più approfondita in un secondo momento.
In questo articolo non affrontiamo l’Attenzione come “capacità attentiva” ma come livelli di consapevolezza. In questo articolo intendiamo, quindi, andare oltre l’aspetto della “capacità attentiva” o anche “curva dell’attenzione” per affrontare non solo i diversi livelli di attenzione, che sono illustrato in Livelli dell’Attenzione (da -3 a 0), ma anche i Livelli della Consapevolezza (da 1 a 5) per un totale di 9 livelli. In questo modo abbiamo al contempo un spetto più ampio, più completo e più approfondito (e magari più vicino alla realtà).
Il livelli di distrazione totale e parziale fino alla Soglia dell’attenzione
-3. Livello meno 3: Black out della coscienza
Il livello meno 3 è caratterizzato da un blackout totale della coscienza, un fenomeno in cui sperimentiamo un’interruzione completa o parziale del flusso di coscienza. Questa fase temporanea impedisce la capacità di essere consapevoli di sé e del proprio ambiente.
Durante questo blackout, il cervello è praticamente disconnesso dalla percezione della realtà. È come se la nostra mente si trovasse in un limbo in cui non riceve né elabora informazioni. Una volta che la continuità della coscienza viene ripristinata, ci rendiamo conto di quanto sia stato significativo il divario nella nostra percezione.
Questo blackout può essere innescato da varie situazioni, spesso da quelle estremamente intense o minacciose che ci spingono verso uno stato di difesa. In queste situazioni, il blackout agisce come un meccanismo di protezione che ci aiuta a evitare danni psicologici (es.: svenimento). Il livello meno 3 rappresenta una disconnessione molto più profonda e significativa, che può avere implicazioni per il benessere generale di un individuo.
È importante distinguere tra questa forma di assenza di coscienza e una semplice distrazione o un momentaneo stato di assenza (vedi livelli successivi).
-2. Livello meno 2: Chiacchiericcio mentale o pensiero nevrotico
Il livello meno 2 è caratterizzato dal chiacchiericcio, ruminazione mentale, in cui i pensieri nevrotici si susseguono nella nostra mente in modo involontario, semi conscio e automatico. Questi pensieri non pensati sono spesso legati alle nostre emozioni e sensazioni, generando un’attività mentale compulsiva che promuove una forte identificazione e può portare a nevrosi o addirittura psicosi. È importante comprendere che avere pensieri non significa necessariamente pensare, poiché questi pensieri possono autogenerarsi senza un reale processo di pensiero consapevole.
Il fenomeno del chiacchiericcio mentale:
Si colloca un gradino appena sopra rispetto al blackout. Contrariamente al blackout, quando ci troviamo in questa condizione, caratterizzata da una quasi totale assenza di autoconsapevolezza, se veniamo interpellati, siamo in grado di ricordare, per quanto vagamente, il contenuto della nostra attività mentale.
In altre parole, il chiacchiericcio viene registrato nelle nostre memorie, anche se talvolta solo a breve termine. Inoltre, quando ci troviamo in una condizione di chiacchiericcio mentale, a differenza del blackout, esiste una certa attenzione, sebbene limitata, all’ambiente esterno.
Il chiacchiericcio mentale corrisponde a una produzione involontaria, semi-cosciente e automatica di pensieri di natura nevrotica e ossessivo-compulsiva, che continuamente affollano la nostra mente.
Questi pensieri, che solitamente confondiamo con l’attività pensante, sono in realtà diversi dal pensare in senso vero e proprio.
Essi si auto generano anche a causa delle interazioni tra i diversi centri dei nostri “veicoli di manifestazione”; per esempio, certe emozioni e sensazioni vengono integrate e producono come output certi pensieri che sono associati a memorie, le quali a loro volta diventano l’input per la generazione di nuovi pensieri ed emozioni, dando luogo a una vera e propria cascata caotica di associazioni.
Quest’attività mentale compulsiva, che comporta una forte identificazione con i pensieri, ci assorbe quasi completamente. È all’origine di tutte le forme di nevrosi e, nei casi più gravi, di psicosi, che sono caratterizzate da un evidente scollegamento e conseguente inadattamento alla realtà. È importante notare che, purtroppo, la maggior parte della popolazione terrestre si trova a questo livello di chiacchiericcio mentale per gran parte del tempo.
-1. Livello meno 1: Fantasticherie o sogni a occhi aperti
Il livello meno 1 si riferisce alle fantasticherie o sogni a occhi aperti, in cui sperimentiamo una bassissima coscienza. In questo stato, abbiamo una limitata attenzione all’ambiente esteriore e vi è un’evidente disconnessione tra il flusso di pensieri e immagini generati e la realtà circostante. Sebbene manchi una vera consapevolezza, può emergere un principio di identificazione con le rappresentazioni mentali che creiamo, spesso legate a desideri o paure. Tuttavia, tendiamo a rimanere passivi e non intraprendiamo azioni concrete per realizzare tali fantasie.
Sperimentiamo sebbene in modo molto debole la presenza di un io che è invece del tutto assente nel chiacchiericcio mentale quindi sebbene anche in questo caso come nel chiacchierio mentale.
Non c’è traccia di una vera consapevolezza l’attenzione all’ambiente è ridotta ai minimi termini e c’è un’evidente scollegamento tra il flusso di pensieri e immagini generate e la realtà circostante
Nel sogno mentale emerge nondimeno un primo principio di identificazione a volte l’inizio delle fantasticherie e stimolato dal soggetto stesso che ha una certa predilezione per determinate categorie di film evocando certe immagini pensieri o situazioni da il via una specifica rappresentazione che produrrà il tornaconto emotivo desiderato positivo o negativo che sia queste rappresentazioni sono solitamente costruzioni infantili.
In queste costruzioni il soggetto si rifugia per non affrontare e cambiare in modo fattivo la propria realtà personale
Fantastichiamo di un viaggio ma non facciamo nulla per realizzarlo fantastichiamo di un amore ma non creiamo mai l’occasione di incontrare qualcuno riviviamo situazioni vissute cambiando nella trama.
Non facciamo nulla per acquisire nuovi strumenti che ci aiutino a non riprodurle più in futuro (es.: il coaching), fantastichiamo su cosa vorremmo dire a certe persone in certe situazioni senza trovare mai il coraggio di comunicare con loro e così via.
0. Livello zero: Soglia dell’attenzione
Il livello zero rappresenta la soglia dell’attenzione, in cui l’individuo si trova in uno stato simile a una dormiveglia. L’attivazione della coscienza in questa fase avviene unicamente tramite eventi esterni che suscitano interesse, quali situazioni insolite o stimoli sensoriali ed emotivi.
Caratteristiche del Livello Zero
Attenzione limitata: In questa fase, la coscienza è caratterizzata da brevi attivazioni dell’attenzione, senza alcun controllo consapevole su di essa.
Dipendenza dagli stimoli: Gli stimoli capaci di attivare la consapevolezza di un individuo sono in gran parte determinati dal suo livello culturale e background. Ad esempio, un’opera d’arte potrebbe evocare emozioni in una persona con sensibilità artistica, mentre potrebbe essere irrilevante per chi non ha tale background.
Illusione di continuità della coscienza: Il livello zero è anche caratterizzato da lunghi periodi di “sonno consapevole”, intervallati da brevi momenti di risveglio causati da stimoli esterni, dando l’illusione di una continuità della consapevolezza.
Le molteplici personalità dell’individuo
Durante il livello zero, un individuo sembra avere un’identità unica ma, in realtà, è composto da molteplici personalità transitorie, ciascuna con differenti percezioni e reazioni. Queste sono spesso mascherate dietro un’identità apparentemente singola. È importante notare che tra le personalità false con cui gli individui spesso si identificano, una delle più insidiose è quella del “falso cercatore“, che emula un percorso di crescita spirituale senza autenticità o motivazioni vere.
Superare il Livello Zero (vedi anche livelli successivi)
Riconoscere e integrare le personalità transitorie: Per progredire oltre il livello zero, è essenziale riconoscere e integrare queste personalità transitorie attraverso la consapevolezza.
Creare un “direttore d’orchestra” interno: È necessario sviluppare un centro stabile che fornisca una direzione comune per le varie personalità, evitando di identificarsi con false identità, come quella del “falso cercatore”.
Il livello zero è una fase critica che funge da zona di transizione tra uno stato di dormiveglia e la possibilità di un maggiore risveglio consapevole. Per superarlo, è imperativo coltivare la consapevolezza, riconoscere la complessità della nostra identità e dirigere intenzionalmente la nostra attenzione.
Livelli della Consapevolezza
1. Livello uno: Risvegliare la consapevolezza
Per avanzare oltre un sonno della coscienza e raggiungere una maggiore osservazione e consapevolezza, è essenziale sviluppare la capacità di risvegliare la consapevolezza intenzionalmente. Questo processo richiede un’osservazione di sé, dove si diventa consapevoli dei pensieri, emozioni e reazioni automatiche che ci governano.
Costruzione del Direttore d’Orchestra Interno
Un componente cruciale nel risvegliare la consapevolezza è la creazione di un “direttore d’orchestra interno”. Questo è un centro stabile che serve per integrare e armonizzare le diverse entità e personalità che albergano in noi. Richiede uno sforzo consapevole per fornire una direzione comune ai nostri molteplici “io”, prevenendo la dispersione dell’energia mentale.
Attraverso l’osservazione di sé e l’integrazione delle diverse parti del nostro essere, si inizia a manifestare una coscienza più stabile. Questo stato avanzato di coscienza ci permette di superare l’illusione di un’identità permanente e unica, facendoci vivere con maggiore presenza e autenticità.
Il Primo Livello di Osservazione: Osservazione Naturale
Il primo livello di osservazione funge da fondamenta per sviluppare ulteriori livelli di consapevolezza. Consiste nell’apprendere a mantenere l’attenzione focalizzata su un determinato oggetto o aspetto della nostra esperienza senza essere distratti. Questa capacità di concentrazione è essenziale per superare le turbolenze della mente e raggiungere uno stato di maggiore presenza.
Tuttavia, è fondamentale comprendere che questa osservazione iniziale è unilaterale e soggettiva. È incentrata sulla prospettiva individuale e non tiene conto dell’intero quadro o delle relazioni con il mondo esterno.
Il Ruolo degli Animali nella Pratica dell’Osservazione Naturale
È interessante notare che la capacità di osservare naturalmente è presente anche negli animali. Essi sono costantemente attenti e presenti nel loro ambiente senza le complicazioni delle funzioni mentali superiori che gli esseri umani possiedono. Questo stato di attenzione naturale negli animali ci fornisce un modello utile per riconnetterci con un livello di attenzione puro e focalizzato.
Dominare il primo livello di osservazione è il trampolino di lancio per progredire verso livelli più avanzati di consapevolezza. Con la capacità di mantenere l’attenzione focalizzata e liberarsi dalle distrazioni, si può aprire la porta a livelli più profondi di consapevolezza e comprensione.
2. Livello 2: Focalizzazione e Osservazione oggettiva
Il cosiddetto Focus, l’osservazione oggettiva è il secondo livello di consapevolezza che ci permette di ampliare la nostra prospettiva e vedere le cose in modo più obiettivo e globale. In questa fase, siamo in grado di spostare il nostro punto di vista e considerare le situazioni da diverse angolature, superando la limitazione di una prospettiva unidimensionale.
In particolare, l’Osservazione oggettiva consente di:
Osservare in Modo Obiettivo
L’osservazione oggettiva richiede un’alta consapevolezza e neutralità, permettendoci di distaccarci dall’coinvolgimento personale e dai pregiudizi. Ciò comporta superare gli automatismi mentali e le reazioni emotive immediate, rimanendo presenti e consapevoli di ciò che accade nel momento presente senza giudicare o etichettare. Questo processo richiede pazienza, disciplina e un costante lavoro su noi stessi.
Ampliare la Comprensione
Attraverso l’osservazione oggettiva, acquisiamo una comprensione più profonda dei fenomeni che ci circondano. Possiamo osservare i nostri pensieri, emozioni e comportamenti in modo più obiettivo, senza identificarci completamente con essi. Questo ci offre la possibilità di sviluppare una maggiore chiarezza mentale, un senso di distacco sereno e un’apertura alla comprensione delle esperienze degli altri.
I Benefici dell’Osservazione Oggettiva
Nel mondo antico, la concentrazione ha sempre avuto un ruolo centrale nelle pratiche tradizionali, come nello yoga e nel buddismo tibetano. È considerata uno degli aspetti fondamentali dell’Nobilissimo Ottuplice Sentiero di Patanjali e del Buddha. La concentrazione è un elemento cruciale nell’osservazione intersoggettiva, che richiede un’attenta osservazione di sé e dell’ambiente circostante. Il secondo livello di osservazione va oltre il livello ordinario e permette di sperimentare una prospettiva non ordinaria. Non si tratta più di osservare partendo da una condizione di piena identificazione con un sé, reale o illusorio. In questo livello, l’osservazione richiede un allenamento specifico e una consapevolezza sufficiente per distinguere tra il primo e il secondo livello.
L’osservazione oggettiva porta con sé una serie di benefici che influenzano positivamente la nostra vita quotidiana:
Chiarezza Mentale
L’osservazione oggettiva ci aiuta a sviluppare una maggiore chiarezza mentale. Riconosciamo e distanziamo i pensieri distorti, le credenze limitanti e gli schemi di pensiero negativi, aprendo la strada a una maggiore lucidità e chiarezza nelle decisioni e nelle azioni.
Riduzione del Conflitto Interno
Osservare oggettivamente ciò che accade nella nostra mente ci permette di prendere coscienza dei conflitti interni che possono sorgere tra desideri, emozioni e azioni. Possiamo esplorare le radici di tali conflitti, comprendere meglio le nostre motivazioni e cercare soluzioni armoniose che siano più in linea con i nostri valori e le nostre aspirazioni.
Gestione Emotiva Migliorata
L’osservazione oggettiva ci aiuta a sviluppare una maggiore consapevolezza emotiva. Possiamo riconoscere e accogliere le emozioni senza esserne sopraffatti, gestendole in modo equilibrato e prendendo decisioni basate sulla ragione piuttosto che sull’impulso emotivo.
Empatia e Comprensione degli Altri
L’osservazione oggettiva ci permette di spostare l’attenzione dai nostri bisogni e punti di vista per comprendere meglio le esperienze degli altri. Mettendoci nei loro panni, ascoltiamo attentamente e cercando di vedere le cose dal loro punto di vista, sviluppiamo una maggiore empatia, connessione e comprensione reciproca.
Crescita Personale
L’osservazione oggettiva è uno strumento prezioso per la crescita personale e lo sviluppo del nostro potenziale.
Ci consente di identificare e superare i nostri limiti, esplorare nuove prospettive e adottare nuovi modelli di pensiero e comportamento. Ciò ci aiuta a evolvere come individui, ad affrontare sfide in modo più efficace e ad allineare le nostre azioni con i nostri obiettivi più elevati.
Benefici professionali e per i ruoli di leadership e manageriali
L’osservazione oggettiva è un’abilità preziosa per i ruoli di leadership e manageriali in quanto offre numerosi benefici che possono contribuire al successo professionale. Ecco una sintesi di come l’osservazione oggettiva può essere utile in questi contesti:
Chiarezza e obiettività: L’osservazione oggettiva consente ai leader e ai manager di vedere le situazioni in modo chiaro e imparziale. Questa prospettiva obiettiva favorisce la presa di decisioni basate sui fatti e sulle informazioni rilevanti, evitando influenze personali o pregiudizi.
Risoluzione dei conflitti: Attraverso l’osservazione oggettiva, i leader e i manager possono riconoscere i conflitti interni ed esterni nel team o nell’organizzazione. Questa consapevolezza permette loro di affrontare i conflitti in modo equo, facilitando la collaborazione, la comunicazione aperta e la ricerca di soluzioni armoniose.
Gestione delle emozioni: L’osservazione oggettiva aiuta i leader e i manager a mantenere il controllo delle proprie emozioni durante situazioni stressanti o conflittuali. Questa capacità di gestire le emozioni in modo equilibrato favorisce un clima di lavoro positivo, facilita la risoluzione dei problemi e promuove la motivazione e l’engagement del team.
Empatia e relazioni interpersonali: L’osservazione oggettiva permette ai leader e ai manager di sviluppare una maggiore empatia verso i membri del team e le persone con cui interagiscono. Questa comprensione empatica favorisce relazioni di fiducia, comunicazione efficace e collaborazione produttiva.
Sviluppo personale e professionale: L’osservazione oggettiva offre ai leader e ai manager l’opportunità di riflettere sul proprio comportamento, identificare punti di forza e aree di miglioramento, e prendere misure per lo sviluppo personale e professionale continuo. Questo processo di auto-osservazione consapevole favorisce la crescita individuale e il raggiungimento di obiettivi di carriera.
In sintesi, l’osservazione oggettiva è un’abilità essenziale per i leader e i manager poiché contribuisce a una visione chiara e obiettiva delle situazioni, alla gestione dei conflitti, alla gestione delle emozioni, all’empatia e al loro sviluppo personale e professionale. Questo approccio promuove un ambiente di lavoro sano, una leadership efficace e il raggiungimento di obiettivi organizzativi.
3. Livello 3: Osservazione dell’Osservatore
La capacità di rimanere concentrati non è sufficiente per ogni processo osservativo consapevole. È necessario mantenere la presenza e l’attenzione su se stessi e su ciò a cui si presta attenzione. Solo così si possono cogliere i frutti dell’osservazione, altrimenti sarà breve, infrequente e inconcludente. I diversi livelli di osservazione non sono processi osservativi separati, ma sono interconnessi. Ad esempio, quando si accede al secondo livello, non si smette di osservare la realtà a partire dal primo livello, ma si amplia la prospettiva includendo anche il primo livello. Lo stesso vale per il terzo livello, che include il secondo e il primo, e così via.
Il terzo livello di osservazione va oltre l’ambiente esterno e si concentra sull’osservatore stesso. In questo livello, l’osservatore acquisisce una prospettiva esterna su di sé e si osserva come entità tra le entità presenti nell’ambiente. Ci si rende conto delle reazioni, delle emozioni e degli stati interiori che si manifestano in determinate circostanze. Si sviluppa una maggiore consapevolezza degli effetti delle proprie azioni e reazioni, aprendo la possibilità di apportare cambiamenti.
4. Livello 4: Osservazione Transculturale
Il quarto livello di osservazione va oltre i confini del singolo individuo e abbraccia una prospettiva transculturale (vedi anche “Livelli di Consapevolezza tratti dalla Psicologia Integrale“). Qui l’osservatore prende coscienza delle influenze culturali, sociali e storiche che plasmano la sua visione del mondo e delle sue abitudini di pensiero. L’individuo diventa consapevole delle proprie credenze, valori e pregiudizi culturalmente condizionati. In questo livello, l’osservatore inizia a sperimentare la relatività della realtà e comprende che ciò che considera “vero” o “normale” potrebbe essere diverso per altre persone appartenenti a diverse culture. Si apre alla diversità culturale e sviluppa una maggiore comprensione delle molteplici prospettive che esistono nel mondo. L’osservatore transculturale è in grado di guardare oltre i confini della propria cultura di appartenenza e apprezzare la ricchezza e la complessità delle diverse tradizioni e modi di vivere. Questa prospettiva aperta e inclusiva favorisce la collaborazione, la comprensione interculturale e la costruzione di ponti tra diverse comunità.
L’Attrito come Stimolo alla Crescita:
Ovviamente, resistere non è facile perché si viene così a creare una condizione di intenso attrito con quella dimensione del reale dalla quale cerchiamo di emanciparci.
Questo intenso attrito produce una percezione non ordinaria di sé e del mondo, che corrisponde alla possibilità della quarta osservazione.
È importante non confondere l’attrito prodotto dalla quarta osservazione in modo pienamente consapevole da un individuo che possiede un centro integrato e stabile, con il disagio invece prodotto dalle nostre dissonanze cognitive tipiche di un io profondamente frammentato.
Gestione e Sviluppo delle Energie Interne
Praticamente possiamo ritrovare traccia della quarta osservazione nel cosiddetto sentiero delle prove, proprio ad esempio agli ordini cavallereschi. Burgess ne fa riferimento quando parla del concetto di sforzo volontario, attraverso il quale è poi possibile accedere all’esperienza successiva del non-sforzo. Una volta rafforzata la volontà dell’individuo attraverso la pratica della quarta osservazione, è possibile avere pieno accesso alla quinta osservazione.
Questa ha che fare con la gestione e lo sviluppo consapevole delle proprie energie, dalle più dense alle più sottili, mediante l’applicazione di specifiche tecnologie interiori. Tale sviluppo apre a ulteriori possibilità para-percettive che a loro volta consentono di accedere a porzioni ancora più ampie del reale.
5. Livello 5: Osservazione Transpersonale
Il quinto livello di osservazione si spinge ancora oltre, abbracciando una prospettiva transpersonale (vedi anche “Livelli di Consapevolezza tratti dalla Psicologia Integrale“). Qui l’osservatore supera l’identificazione con il proprio ego e si apre a dimensioni più ampie dell’esistenza. Questo livello coinvolge esperienze di unità, connessione e trascendenza dell’individuo. L’osservatore transpersonale sviluppa una coscienza dell’interconnessione di tutte le cose e delle dimensioni spirituali dell’esistenza. Questa prospettiva comprende l’esperienza di un Sé superiore o di una realtà trascendente che va oltre l’individuo. In questo livello, l’osservatore può sperimentare stati di coscienza ampliati, come l’estasi, l’illuminazione o l’esperienza mistica. Si sviluppa una maggiore consapevolezza della propria essenza spirituale e della dimensione non-duale dell’esistenza. L’osservazione transpersonale porta a una visione olistica e inclusiva della realtà, in cui l’individuo si riconosce come parte di un tessuto più ampio di coscienza e interconnessione. Questa prospettiva può portare a una maggiore compassione, saggezza e senso di scopo nella vita.
Come approcciare questi livelli di suddivisione del Processo di Osservazione
È bene ricordare che la suddivisione del processo di osservazione in diversi livelli e sotto livelli ha una valenza puramente didattica. Si tratta di costruire un qualcosa che per sua stessa natura si presenta in modo del tutto unitario, soprattutto per i livelli elevati di consapevolezza: dal primo al quito livello.
Metafora della Scala: Confronto con il Processo di Osservazione
Non si passa dalla prima alla seconda osservazione, dalla seconda alla terza, e così via, come si salirebbe una scala.
Di una scala, solitamente se ci troviamo su uno scalino non possiamo trovarci contemporaneamente anche sugli altri; le scale infatti si salgono o scendono uno scalino alla volta.
Quindi in tal senso, l’immagine dei diversi livelli può risultare anche fuorviante.
D’altra parte, contiene indubbiamente una parte di verità: nella nostra progressione interiore o evoluzione coscienziale, non procediamo in modo lineare, piuttosto zigzaghiamo in continuazione, esplorando più livelli di coscienza in tempi a volte brevissimi.
Dinamiche del Ricercatore: Oscillazioni tra Consapevolezza e Blackout
Non è raro vedere un ricercatore passare da momenti di profonda consapevolezza a periodi di vero e proprio blackout.
D’altra parte, possiamo osservare che mediamente una persona si troverà più spesso su un livello che su un altro.
La parola “livello” denota qui allo stesso tempo una capacità osservativa e uno stato di coscienza; diremo allora che quella persona ha raggiunto quel livello nel senso che è in grado di permanere abbastanza stabilmente su di esso, salvo poi di tanto in tanto fluttuare verso il basso o verso l’alto.
Adattabilità e Livelli Osservativi
Ora, sebbene i diversi livelli di osservazione siano in corrispondenza con la nostra progressione interiore, è anche vero che ogni livello possiede i suoi vantaggi e svantaggi, cioè le sue caratteristiche specifiche. In altre parole, una coscienza lucida che ha stabilmente conquistato il terzo livello osservativo non è costretta a contemplare il reale sempre da quella prospettiva non ordinaria. Se così fosse, ciò si tradurrebbe in una forma di alienazione con conseguente incapacità di adattarsi alla realtà contingente che richiede l’attivazione anche di forme osservatrici “inferiori” a seconda del contesto.
Integrazione dei Livelli Osservativi e Connettività
Accenniamo ora al significato del quarto e quinto livello osservativo, i quali, come ribadito, non escludono in alcun modo i livelli precedenti ma vanno ad integrarli in un campo di possibilità ancora più ampio.
La Metafora dei Borg: Una Connessione Collettiva:
Gli appassionati di Star Trek sicuramente ricorderanno nella serie The Next Generation la temibile razza bio-cibernetica dei Borg.
La metafora dei Borg è meno lontana dalla realtà di quello che possiamo credere, non perché una minacciosa razza aliena ci avrebbe assimilato, ma perché siamo parte di un processo evolutivo collettivo, quello dell’umanità tutta, alla quale apparteniamo.
Quindi, il motto dei Borg per la più parte delle coscienze in evoluzione su questo pianeta è un motto del tutto naturale: “La resistenza è inutile”.
Resistenza al Collettivo: L’Anelito di Emancipazione Individuale
Tuttavia, evolversi alla velocità del collettivo è perfettamente lecito, ma la presa di coscienza, ovviamente graduale, richiede la conquista dei livelli osservativi fino alla terza osservazione. È solo una volta che abbiamo raggiunto la visione di insieme e dall’esterno offerta da quest’ultima che possiamo renderci pienamente conto della nostra condizione evolutiva, ossia che ci troviamo in una prigione dalla quale non è possibile avere accesso a una prospettiva completa sulla realtà. Ma non appena ci apriamo dal Terzo Livello di osservazione in poi, ci apriamo anche al desiderio di evadere da quella prigione. Per fare questo, dobbiamo però disubbidire al motto dei Borg “La resistenza è inutile” e cominciare quindi a resistere. Resistere a cosa? A tutto ciò che ci mantiene ancorati a una visione limitata e limitante, e a una cadenza evolutiva che è molto al di sotto del nostro potenziale individuale.
Conclusione: L’Osservazione come Strumento di Ricerca Interiore
Molto ci sarebbe ancora da dire sul vasto tema dell’osservazione nella ricerca interiore, ma al momento ci fermiamo qui. Quello che è importante sottolineare è che l’osservazione, articolata in diversi livelli, rappresenta uno strumento fondamentale per la crescita personale e la comprensione di noi stessi e del mondo che ci circonda.
In sintesi, l’osservazione consente di sondare la profondità della nostra coscienza e di navigare il flusso delle nostre esperienze, aprendoci a nuove prospettive e possibilità. Che si tratti di comprendere meglio le dinamiche interne, di gestire le nostre energie o di connetterci con una coscienza più ampia, l’osservazione è un compagno di viaggio indispensabile nel nostro percorso di crescita e scoperta interiore.
Abbiamo fornito una mappa per esplorare la natura della coscienza e della percezione umana nella prospettiva della consapevolezza. Attraverso la pratica e l’allenamento, è possibile sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e del mondo circostante.
Il Primo Livello di osservazione ci invita a sviluppare la concentrazione e l’attenzione focalizzata su un oggetto specifico.
Il Secondo Livello di osservazione ci porta a espandere la nostra consapevolezza per includere l’intero ambiente e gli oggetti circostanti.
Il Terzo Livello di osservazione ci spinge ulteriormente la consapevolezza fino a portandoci a esplorare le influenze culturali, contestuali e ad abbracciare una prospettiva transculturale.
Infine, il Quarto e Quinto Livello di osservazione ci invitano a superare l’ego e ad abbracciare una consapevolezza transculturale e transpersonale che comprende la connessione e la trascendenza.
Sviluppare questi livelli di osservazione richiede pratica e consapevolezza.
È possibile iniziare con esercizi di meditazione, mindfulness e consapevolezza, dedicando del tempo ogni giorno per osservare con attenzione gli oggetti, l’ambiente circostante, le influenze culturali e le connessioni più profonde.
Questa pratica può portare a una maggiore consapevolezza di sé, una comprensione più profonda del mondo e una sensazione di unità e connessione con il tutto. Può anche aiutarci a superare i limiti del nostro ego e ad abbracciare una prospettiva più inclusiva e trasformativa.
Ricorda che lo sviluppo della consapevolezza è un percorso individuale e personale. Ognuno può sperimentare questi livelli di osservazione in modi diversi e in tempi diversi. Sii paziente con te stesso e pratica regolarmente per coltivare una maggiore consapevolezza e una visione più ampia del mondo.
Fonti utilizzate per questo articolo:
7minutes.it: “La Curva dell’attenzione”
Stepconsapevole.it: “L’apprendimento e la curva di attenzione”
Brown, R., & Panksepp, J. (2009). Neuroscience of consciousness. In Animal Models of Human Emotion and Cognition. American Psychological Association.
Gazzaniga, M. S., Ivry, R., & Mangun, G. R. (2018). Cognitive Neuroscience: The Biology of the Mind. W.W. Norton & Company.
Brown, K. W., & Ryan, R. M. (2003). The benefits of being present: mindfulness and its role in psychological well-being. Journal of Personality and Social Psychology, 84(4), 822-848.
Kabat-Zinn, J. (1994). Wherever you go, there you are: Mindfulness meditation in everyday life. Hachette Books.
Epstein, M. (1995). Thoughts Without a Thinker: Psychotherapy from a Buddhist Perspective. Basic Books.
“Leadership and Self-Deception: Getting Out of the Box” di The Arbinger Institute
“Emotional Intelligence: Why It Can Matter More Than IQ” di Daniel Goleman
“The Fifth Discipline: The Art and Practice of the Learning Organization” di Peter Senge
Massimiliano Sassoli de Bianchi: “Osservazione & Ricerca interiore”