Reti e Social: riflessioni sulle reti sociali e sulla loro influenza nel social networking

Il mio amico Claudio Piazza, mi ha invitato ad approfondire il seguente quesito: “… i social, Facebook in primis, hanno portato innegabilmente un nuovo modo di comunicare e interconnettersi… ma se venissero di colpo a mancare?”.
L’argomento è sicuramente interessante e si rifà alla discussione sulla moda e sulla bolla dei social media. Ho diversi amici e colleghi che non ostentano la loro idiosincrasia alla moda di Facebook che in Italia ha coinvolto quasi 16 milioni di utenti… soprattutto in ordine alla policy di Facebook ed alla gestione della privacy.
Partiamo dalla provocazione: “Se Facebook chiude”, cosa succede? In primis mi viene da dire che i 400 milioni di utenti (aggiornamento di febbraio 2010) si riverserebbero in altri Social Media analoghi, ma non era questo lo spirito della provocazione.
Il tema è un altro. Facciamo chiarezza. Distinguiamo tra rete sociale, social network e social media, e forse ci avviciniamo ad una risposta decente.

Riflessioni sulla Rete Sociale

Rete Sociale La rete sociale, la rete di relazione che ognuno di noi ha, esiste da sempre. Tale rete è formata da 8-15 relazioni forti e dirette e da circa 100-150 relazioni indirette “deboli”, prevalentemente intermediate dal primo anello di relazioni. La struttura sociale, senza fare qui un trattato di sociologia …, è composta dalla relazione-interazione tra queste reti sociali nell’intreccio con le norme, le istituzioni e le varie organizzazioni (aziendali, lavorative, associative, ecc.).
Il villaggio primitivo (vedi anche “L’organizzazione adattiva ed evolutiva: gli aborigeni del Kalahari”) sia basa essenzialmente su queste regole della sfera d’influenza sull’individuo (e viceversa) in una rete di relazioni composta di 150 componenti (che Dumbar ha codificato come ottimale).
La rete sociale si costruisce con le relazioni parentela e di amicizia (elettive), con il fluire fiducia all’interno di un ambiente (soprattutto geografico) determinato.
Anche all’interno di ogni azienda, ufficio, reparto, ecc. c’è una rete sociale, ci sono prima di tutto delle persone. Conta molto, la rete sociale aziendale, anzi moltissimo: il 79% del lavoro svolto in un’azienda segue i canali informali! E’ una prospettiva sempre più "connessionista": le capacità personali agite prevalgono sulle competenze professionali NON agite.
Gli stessi distretti industriali possono essere spiegati e determinati qualitativamente da questo intreccio di relazioni tra reti sociali di affinità professionali e culturali. In un’azienda la rete sociale conta molto di più dell’organigramma. I bravi manager lo sanno… e sanno anche che la rete sociale non la possono controllare ma solo assecondare (quando non la subiscono).
La formazione e la capacità stessa di problem solving è determinata dalla rete sociale che unisce le relazioni (vere) agite, anche se spesso ignorate se non quando entrano in contrasto con la via gerarchica, che agisce con il potere “sulle persone”. La rete sociale aziendale è lo spazio (quando non è il trionfo) del potere “delle persone” capaci di connettersi e di risolvere i problemi. E’ il “lavoro di gruppo” all’interno della rete sociale aziendale il motore di ogni cambiamento, non solo, è il più importante fattore competitivo e irriproducibile di ogni azienda di successo, nonché l’essenza stessa del know-how: inteso come capacità di concertare in team e agire in rete.

Riflessioni sul Social Network

Social Network Il Social Network, almeno per come lo intendo io, non va inteso come la traduzione in inglese di Rete Sociale, ma come servizi web di social networking. Quando si dice social network si intendono, quindi, i servizi web rappresentati per esempio da Facebook, MySpace, Linkedin e simili.
I servizi di Social Networking, si sono innestati in questa dimensione relazionale (amico, contatto di un amico, ecc.) della rete sociale, enfatizzando le seguenti principali caratteristiche:

  • visibilità:
    le identità (digitali) e le trame dei collegamenti (il chi è in contatto con chi…) che prima erano nell’agenda (e nel cuore) di ogni persona, con il Social Networking diventa rintracciabile, supportando il passaparola (da non scambiare per buzz o viral marketing) già esistente e pre-esistente all’utilizzo dei servizi di networking, con tools di conversazione asincrona di straordinaria efficacia. In alcuni casi tale rintracciabilità unita alla permanenza delle informazioni, specie quando sono legate a fatti personali, crea non pochi problemi al controllo e tutela della privacy e/o della propria reputazione.
  • velocità:
    delle connessioni e lo scambio di informazioni: credo sia questa velocità a esaltare al meglio la potenzialità del social networking, soprattutto in termini disponibilità/vicinanza del contatto, unita alla rapidità di diffusione delle news/fatti/eventi. In alcuni casi la rete di Social Networking è addirittura più veloce dei media tradizionali (eventi straordinari).

Riflessioni sui Social Media

Social MediaDiciamo che i social media possono essere considerati onnicomprensivi di tutti gli strumenti e canali del web interattivi e aperti ai contenuti generati dagli utenti (UGC e web 2.0).
I Social Media, personalmente, tendo però a distinguerli dai servizi web di social networking (votati, come abbiamo visto alla relazione/conversazione), poiché intendo i Social Media quei servizi di repository/broadcasting con servizi di sharing come Flickr e YouTube  (fino ad arrivare alla Web TV). Non è una  distinzione condivisa, ma determinata dalla confusione prima descritta tra reti sociali e social network.
So che quando parlo di Social Media nessuno può pensare che stia parlando del sistema relazionale delle reti sociali/social network rese visibili/veloci dai servizi di social networking. per Social Media intendo, quindi, più il canale multimedia che i servizi di comunicazione (serv
izi di social networking
), collaborazione (es.: Wikipedia, Delicious, ecc.).
Da questo punto di vista i Social Media rappresentano più una dimensione tecnologica e di canale che riguarda i contenuti multimediali prodotti dagli utenti. La conversazione, la discussione in internet avviene di più e meglio attraverso i forum, i blog, i servizi di Social Networking. La novità di questi anni non sta, quindi, nell’avvento dei Social Media, ma nella partecipazione degli utenti in internet e nell’integrazione tra le reti sociali e servizi di Social Networking. Questa è la tesi che condivido.
Nel contesto di questo articolo, mi sembra che sia più significativa la distinzione fatta tra reti sociali e social networking, comunque.

Conversazioni e inter-media-azioni

Sviluppo delle relazioni esistenti

I servizi di Social Networking hanno favorito lo sviluppo delle relazioni esistenti?
Sì, soprattutto quelle “deboli”, quelle superficiali, quelle intermediate dai legami/forti, quelle cioè che non hanno un frequente contatto nel mondo “fisico”. Si è estesa la possibilità, quindi, di influenzare e essere influenzati. Questo è certo. I legami “deboli”, sono infatti quelli che garantiscono le novità e le contaminazioni culturali, altrimenti arginate dai legami “forti” e quindi chiusi, oggetto di ridondanza delle informazioni. Questo fatto letto sotto il profilo del marketing è ad un tempo interessante e pericoloso…

Nascita di nuove relazioni

I servizi di Social Networking hanno favorito/consentito la nascita di nuove relazioni?
Sì, nei termini e nelle caratteristiche prima enunciate, cioè rendendo più facile raggiungere nuovi contatti (visibilità dell’identità digitale) e impersonale (e veloce) il primo contatto/approccio (la fase più difficile dell’inizio di una relazione …).
il fatto che siano online/virtuali, non vuol dire che non siano “vere” o percepite come “reali” da chi le intrattiene.
Questa facilità di sviluppo e creazione di nuove relazioni ha, di converso, impoverito i tradizionali luoghi di incontro: la piazza, il bar, le feste, ecc.. Un processo di trasformazione sociale già innescato dal media televisivo, del resto.

Qualità delle relazioni

Ma la vera domanda è: i servizi di Social Networking hanno aumentato la qualità delle relazioni?
Credo proprio di no. Lo strumento/canale intermediato di comunicazione non può sostituirsi al messaggio stesso della relazione che richiede una dimensione multisensoriale e contestuale che nessun media è in grado di ri-produrre (ne tantomeno replicare: avete mai partecipato ad una video conferenza o ad un webcast?).
I servizi web di social networking garantiscono però la disponibilità e un’estensione ipertrofica dei legami “deboli”, quindi, danno l’impressione all’utente di avere molti “amici/contatti”, si sostituiscono all’incontro e alle occasioni d’incontro (con le annesse sorprese) con la bacheca della conversazione online.

Se i Social Networking chiudessero…

Social Media, Mediazioni e inter-media-azioniQuesta è l’evoluzione determinata dai servizi di Social Networking, i quali si sono affermati sulle chat, le quali si sono affermate sulle e-mail e sugli SMS, le quali si sono affermate sulle telefonate, le quali hanno ridimensionato la posta, ecc.. Un mondo senza tecnologia della conversazione on-line (sincrona e asincrona) non lo conosciamo da almeno 15-20 anni, per cui alla domanda “Se i Social Networking chiudessero”, cosa succederebbe?” Dovremmo rispondere con la regressione alla tecnologia precedente e così via fino ad arrivare alle reti sociali pure, fatte cioè di relazioni e conversazioni dirette e non inter-mediate!
Pur essendo un intern(et)entusiasta, appartengo alla scuola che considera, laicamente, a volte la tecnologia come un fattore abilitante e a volte come determinante l’esito e l’estensione della comunicazione ("Il mezzo è il messaggio" come diceva Marshall McLuhan della televisione). Assodato questo si tratta quindi di capire quando e soprattutto come il mezzo (tecnologico) trasforma il contesto e l’ipertesto del messaggio. E’ quello che ho cercato di affrontare in questo articolo, relativamente al Social Networking.

Le frontiere “social” del marketing

In Italia si connettono a internet con una frequenza quotidiana circa 10 milioni di persone, con un tempo di sessione intorno all’ora e mezza: circa la metà di questo tempo (30-40 minuti), è spesa per le relazioni online (chat, e-mail, social, community, ecc.).
Questa è una realtà dalla quale non si può più prescindere, a partire dal marketing (e dal suo braccio operativo rappresentato dall’advertising), che ostenta ancora molte difficoltà quando cerca di orchestrare campagne camaleontiche ed a volte intrusive, invece che essere già dentro questo flusso di conversazione tra pari, a partire dalla propria rete sociale di collaboratori e partner (vedi anche “Partecipazione è Marketing”). Per questo sono un assertore del marketing innovativo, l’unica dimensione del marketing in grado di integrare leve e strumenti e di superare le varie panacee del marketing (se ne contano ormai più di 200), soprattutto quelle che si identificano per quello che non sono: come quelle “non convenzionali”.
Nel contesto che ho cercato di significare,  è molto arduo per le aziende, per i brand che vogliono fare, nelle reti sociali, attività di Social Media cercando di estenderle al territorio del Marketing.
Le aziende/brand che si vogliono incamminare per questa strada, dovrebbero avere una vision strategica di lungo periodo, che contenga una forte coerenza (comportamento), una reputazione che si evolve in trama narrativa e cross-mediale che dev’essere insieme: credibile e coinvolgente. Ma questa è un’altra storia…

Leonardo Milan

Contatore utenti connessi

Il colore viola del social network italiano, dal virtuale al reale.

E’ stato un episodio, un evento, anzi: un precedente

imageScrivo questo post sull’onda viola della manifestazione No B. Day di ieri. Apparentemente fuori tema rispetto al profilo strettamente professionale che ho tenuto finora con il mio blog (fatto più da articoli di approfondimento che da post con frequenza degna di un vero blog…). Ho notato che nel mio mini-network di contatti in Twitter, Facebook, FriendFeed, ecc., non c’è traccia di commenti su quanto accaduto ieri a Roma (ne prima, ne durante ne dopo).
Sono stati dei blogger, attraverso un gruppo su Facebook, mi pare a lanciare l’iniziativa, culminata con la manifestazione di ieri, la quale, aldilà dei numeri (500 mila? un milione?) è degna di essere paragonata ad una grande manifestazione di massa promossa da un partito o sindacato nazionale. E’ la dimostrazione che i blogger sono molto credibili e che hanno una incredibile capacità di viral leadership.

image

Lo scopo di questo mia riflessione non vuole entrare nel merito di parte sulle opinioni di parte circa la protesta contro il governo Berlusconi, ma sul fatto che sia stata una delle prime grandi manifestazioni generata dai social network in Italia e forse nel mondo.

Come ha giustamente fatto notare Curzio Maltese sulla Repubblica di oggi “Nel mondo non s’era mai vista una simile folla di persone convocata attraverso la rete. E’ l’ingresso ufficiale della politica nell’epoca di Internet… Non era accaduto a Londra, a Parigi, a Berlino, in nazioni dove l’uso della rete è assai più diffuso che in Italia….”.
Vorrei che tutti riflettessimo su questo aspetto, sul fatto che il viral marketing, il buzz marketing, il fatto che abbiamo sempre considerato la blogsfera, il WoM – Word of Mouth come  una strategia di marketing alternativa – come tante altre tecniche di marketing non-convenzionale – che denota il grado di Lovemark o di interesse che spinge il pubblico dei consumatori a intraprendere conversazioni con le marche (le quali sono, tra l’altro, in gran parte impreparate al dialogo tra pari).

Strumenti, epoche e uomini/media

Per arrivare al punto, provo a ricostruire, sommariamente, l’intreccio tra mezzi di informazione ed epoche storiche, che sono state inaugurate da nuovi strumenti:

  • Con la stampa  (l’invenzione intorno al 1500 della stampa a caratteri mobili in Europa da parte di Gutenberg), si è sottratto il sapere/potere alle mani dei pochi che potevano permettersi il libri fatti a mano, lanciando, con la stampa in tedesco della Bibbia, la riforma protestante avviata da Martin Lutero, che disintermediò il ruolo della chiesa cattolica romana (principale depositaria del testo sacro e del latino). La chiesa cattolica, a sua volta ha dovuto rinnovarsi con la contro-riforma …
  • Con la radio abbiamo avuto il primo mass media ma anche la propaganda manipolatoria che ne fece il fascismo e il nazismo (in seguito poi anche nel comunismo sovietico e asiatico).
    Legare la radio a Hitler è un po’ forzato, ma il ricordo del Grande Dittatore  di Chaplin soprattutto nella scena tragicissima e comicissima in cui il barbiere ebreo impersonato da Chaplin, si sente osservato dalla voce della radio (riprodotta con i megafoni nelle strade) … è troppo rivelatrice dell’uso che il nazismo fece del mezzo radiofonico per non potersi distogliere da tale intreccio.
    Proseguendo in questa libera dissertazione, direi che lo stesso George Orwell nel suo libro 1984, intravide la potenzialità manipolatoria e invasiva della comunicazione di massa, con la metafora del Grande Fratello che tutto osservava e tutto controllava… quasi anticipando l’epoca televisiva
  • image Con la televisione abbiamo avuto un grande salto di qualità della capacità insieme divulgativa e manipolativa del nuovo mezzo nella storia dell’informazione.
    Tutte le democrazie e tutte le dittature si sono conformate a ciò. I regimi libertari con la tutela della libertà d’informazione (attraverso il controllo della concorrenza e la gestione pubblica delle licenze/frequenze), i regimi autoritari con il controllo propagandistico e populistico del nuovo mezzo televisivo. Credo che il berlusconismo sia nato da questo conflitto (d’interessi) e da questa incapacità/immaturità della democrazia italiana di far fronte alla possibile deriva culturale che la televisione di impianto commerciale/pubblicitario poteva dare nella formazione del consenso politico: non è stata la sinistra italiana a essere impreparata ma l’intero impianto normativo/democratico (occidentale?) a non avere strumenti per guidare l’evoluzione dei media affrancando la società dalle possibili derive populistiche.
  • image Con internet abbiamo finalmente la  “” in quanto siamo in presenza di un’interazione e scambio tra soggetti diversi e che presuppone un certo grado di cooperazione).
    Con internet, con i Social Media prima e con i Social Network poi, siamo quindi in presenza di un’evoluzione partecipativa, a nodi/mini-network che ha legato e legano le persone per affinità elettive (e non solo familiari) fino alle affinità sociali come il MoveOn, il movimento on line che ha creato il fenomeno di Obama. Il movimento viola dei social network e dei blogger italiani va in questa direzione e forse ne allarga i confini: una manifestazione di massa nata dalla rete. Chi poteva ipotizzarlo o preved
    erlo solo qualche anno fa?
    Già invitava a “studiare i media non tanto in base ai contenuti che veicolano, ma in base ai criteri strutturali con cui organizzano la comunicazione”. Questo pensiero è notoriamente sintetizzato con la frase "il medium è il messaggio".

Da questa iniziativa dei blogger che cosa ne deriva?

imageChe cosa se ne può dedurre da tutto ciò? Cosa possiamo dire noi professionisti di internet, che ci sforziamo di allargare le maglie del marketing per comprenderlo nella dimensione della rete e nelle sue varie declinazioni di:
internet mkt, web mkt, digital mkt, social mkt, network mkt, interactive mkt, permission mkt, viral mkt, buzz mkt, e-mail mkt, guerrilla mkt, unconventional mkt … ???
Penso che non possiamo far finta di niente (parlando d’altro) e prendere atto del cambiamento in atto (crisi epocale compresa) oppure dobbiamo aspettare il trend e che qualcuno ci venga a insegnare che è nata un’altra mkt panacea, che magari dopo l’evento di ieri si chiamerà “Blog Marketing”???
Sono convinto che nel nostro lavoro quotidiano di professionisti di internet (vuoi con ruoli di comunicazione, redazione, management, grafico, tecnico, ecc.), dobbiamo far entrare l’etica dalla porta principale delle nostre relazioni e delle nostre attività/progetti che ci coinvolgono con le nostre aziende/clienti. Che consigli dovremmo dare alle aziende? Siamo sicuri che il mezzo internet sia solo uno strumento che non implica un re-interpretazione del ruolo dell’impresa e della sua comunicazione (brand compresi)?

Internet 2.0 e la comunicazione sociale d’impresa

imageSono del parere che la comunicazione d’impresa, pur in assenza di una prospettiva di Enterprise 2.0 (l’azienda che non solo adotta la comunicazione 2.0 nelle interazioni on-line, ma che applica le tecnologie e soprattutto lo stesso approccio 2.0 anche nelle relazione interne con i propri collaboratori/partner), debba porsi la questione della coerenza e credibilità tra le intenzioni dichiarate nella comunicazione pubblicitaria e il comportamento nelle relazione interne e industriali.
La comunicazione d’impresa deve diventare comunicazione sociale d’impresa.
Non è solo questione di reputazione (e tanto meno di reputazione on-line), ma di considerare l’impresa stessa una manifestazione di relazioni sociali sostenute dal profitto come mezzo e non come fine. L’imprenditore non dispone più di capitale umano o di risorse umane ma di relazioni professionali/sociali che si intrecciano con altri nodi professionali/umani in un continuo flusso di informazioni/relazioni. La realizzazione professionale dei propri collaboratori è in relazione con la realizzazione delle richieste di prodotti/servizi dei clienti (va in questa direzione lo sforzo di moltissimi imprenditori, soprattutto nelle piccole aziende, nel mantenersi stretti i collaboratori in tempi di crollo verticale della produzione).
imageCon l’avvento di internet questo mutamento di gestalt, di prospettiva è già avvenuto con velocità sorprendente. L’etichetta 2.0 non è più esaustiva di un processo evolutivo che l’informazione e la comunicazione di massa hanno intrapreso e che la manifestazione di ieri ha suggellato: Il colore viola del social network italiano, dal virtuale al reale.
Non è più solo una questione di media televisione vs. internet e viceversa: è l’impatto d’uso, l’appropriazione degli strumenti da parte delle persone (non più solo utenti/clienti), nella prospettiva evolutiva (e quindi irreversibile), che l’umanità ha avuto dalla stampa a internet specie per la possibilità ulteriore che il cellulare/mobile potrà ancora dare …
il discorso non finisce qui, anzi comincia, anzi, prosegue …

“… quella conoscenza interiore immediata e intuitiva che è la sorgente unica di ogni virtù e di ogni santità. Anche qui riconosciamo la differenza radicale tra conoscenza intuitiva e conoscenza astratta… finché restiamo nel campo dell’intuizione, in concreto, ognuno è propriamente conscio di tutte le verità …”
Arthur Schopenauer – Il mondo come volontà e rappresentazione.

Leonardo Milan

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